lunedì

c'è chi dice no





C’è chi dice no…e c’è chi dice sì. Da Dylan ai Rolling Stones, da Baglioni a Lucio Dalla, la stragrande maggioranza dei musicisti ha accettato di buon grado le offerte delle aziende per poter usare le proprie canzoni come jingle per le pubblicità dei propri prodotti. Gli Stones concessero “Start me up” per il lancio di Windows 95, Madonna la canzone “Ray of light” per Windows XP, Bob Dylan “Love Sick” per la catena di lingerie Victoria’s secret; Iggy Pop concesse la sua “Lust for Life” a Vodafone, Morricone le musiche di “Mission” per 8/1000 alla chiesa cattolica, Ligabue “Happy Hour” per Vodafone, Bocelli “Con te partirò” per uno dei primi spot Tim, e Povia “I bambini fanno oh” per uno spot Kinder.
Ma non c’è stata zona della musica che non sia stata saccheggiata: da Louis Armstrong a Jimi Hendrix, da Philiph Glass a Frank Sinatra.
E a chi già starà dicendo tra sé e sé “Ma in questo elenco manca Vasco”, ebbene deve ricredersi. Perché se anche ha concesso “Come stai” per Vodafone, “Senza Parole” e “Rewind” per la Fiat, ha dichiarato che sì, l’ha fatto perché si trattava della Fiat e che da ora in poi non concederà più canzoni per la pubblicità.
Ma come? Ora nascono “problemi di coscienza“? A chi ci risponde, come Vasco, che “ho sbagliato, ma come sempre mi è accaduto nella vita, dovevo prima provare sulla mia pelle per capirlo”, noi rispondiamo con l’esempio di coerenza offerto da Bruce Springsteen che declinò un’offerta che si aggirava tra gli 11 e i 12 milioni di dollari per concedere i diritti di “Born in the USA” alla Chrysler, offerta propostagli nientemeno che da Leo Iacocca in persona, il leggendario manager dell’industria automobilistica americana. Non credete si adattano più a quest’ultimo le parole di spiegazione del nuovo Vasco: “è un fatto personale, non ho nulla contro la pubblicità. Io ho scelto di non vendere i miei sogni, sono anche dei miei fans”?

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