mercoledì

Un bacio





Ho bisogno della notte
per stringerti forte,
ho bisogno del mare
per sussurrarti l'amore,
ho bisogno del vento
per baciare la tua pelle,
ho bisogno delle stelle
per ascoltare i tuoi sospiri,
ma ti prego,
ho bisogno di un tuo abbraccio,
piccolo piccolo,
semplice semplice,
come un bacio,
lungo una vita.

lunedì

Un amore




A volte il vento parla
una voce antica
che va stemperandosi, talvolta,
nell’eco del venticello estivo:
ed è già brezza quando a sera
va ad incontrare i sogni
tuoi del mattino
e i segreti tuoi sospiri d’amore.
Su quel mare,
in quel giorno...
mi accorsi di essere innamorato,
o forse,
semplicemente,
di averti sempre amato.

sabato

Una lettera d'amore


Amore mio,
vorrei non stare qui a ricordarti, vorrei non essere più in compagnia del tuo ricordo, vorrei non averti più ancora stretta tra i miei occhi, tra i miei pensieri, tra la mia voglia di continuare a guardarti. E più cerco di non rincorrerti, più continuo a dondolare tra la dolcezza di quei giorni insieme e la voglia di riviverli. Credo che non avrai dubbi sul fatto che quella musica che senti la sera, poco prima di andare a dormire, un istante prima di abbandonarti ai tuoi sogni, sia quella che ti faccio ascoltare di nascosto, sotto la tua finestra, nel buio del cono d’ombra di quel lampione che tante volte, troppe volte, ha fissato la mia agitazione, il mio tremore d’amore, nell’attesa dei nostri incontri. Fisso ancora la tua finestra, aspettando che s’illumini, aspettando che ti affacci a guardare. Non saprei che dirti, lo ammetto. Forse scenderei dall’auto e ti guarderei semplicemente, starei lì a guardarti, in silenzio. Forse resterei in attesa. Ma non so, e non chiedermelo ti prego, perché non finisca di mescolare i miei desideri con la voglia di averti ancora presente, in qualche modo, nella mia vita. Ricordo tutto di te, amore. Ricordo le passeggiate in riva al mare, ricordo il profumo dei tuoi capelli, del tuo collo, la delicatezza delle tue mani, i brividi sulla tua pelle. Ricordo le chiacchierate che duravano ore, ricordo i problemi, ricordo la voglia che avevo di vederti, le farfalle allo stomaco, i batticuori prima di baciarti. E ricordo gli abbracci, le carezze, i sogni sussurrati delicatamente, intimoriti che la stessa luna potesse sciogliersi nell’ascoltarli. Erano sogni leggeri ma che rimanevano sul cuore: e riscaldavano l’anima.

Forse è ancora quel tepore ad addormentare, ancora oggi, i miei sogni d’innamorato; e a incantarmi ancora, come si fa con i bambini, perché ti aspetti, ancora, scendere sulle mie labbra. In silenzio. Come fanno le lacrime.

D.

venerdì

Non contare mai i singhiozzi





Non contare mai i singhiozzi
sul cuscino
nè i desideri tra le stelle
nè i sogni nel tuo cassetto...
sii come il mare,
grande avvolgente regale,
come la luna,
tenera languida complice,
come questa carezza
piccola, troppo piccola,
ma piena di lacrime.
Sono le tue...e sono come le mie.

Ovunque





Ovunque...
ovunque sento il tuo profumo di stella,
ovunque i miei occhi incontrano
il tuo viso,
ovunque... t’assaggio nei miei sospiri,
ovunque tocco di te la tua freschezza
di sogno...
ovunque ti ricerco... in continuazione, tra le foglie
degli alberi, tra le onde di questo mare,
tra le stelle del cielo...ma no, non qui,
non in questo fazzoletto di notte...
ovunque.

L'alba




Che ne dite?

Lascia che l’alba costruisca
il mondo, lascia che la mia mano
tenga stretta la tua,
lasciati cullare dalla voce del vento,
lascia che il profumo dell’amore
sia desiderio di una carezza e
voce calda e tenera delle parole.
Lascia che l’aurora sciolga
la notte e mescoli di magia il
mondo: tieniti stretta
ai brividi dell’emozione,
fermati danzando nei dolci
sospiri
e parlami dei tuoi sogni.
Con un bacio.

Voglio amare


Qualche altro verso...





Voglio amare i tuoi occhi di terra
voglio amare i tuoi capelli che
volano via come farfalle,
voglio amare la tua bocca,
così piccola e deliziosa
così morbida e soffice,
come il pane appena sfornato.
Voglio amare il tuo profilo,
i tuoi gesti pieni di parole
e i voli dei tuoi sospiri.
Voglio amare tutte le stelle
che ti porti addosso,
come il vestito dell’universo:
oggi ne ho presa una
ed ho ascoltato,
come in una conchiglia,
il tuo tenero e giocoso amore
di donna.
Oggi, di nuovo oggi, sì,
sì,
voglio ancora perdermi nella voglia che ho
di chiudere gli occhi accanto a te.

Sai


Vorrei farvi leggere qualche mia poesia: chissà, potrebbero piacervi...



Sai di una notte, di un bacio
mancato, di un’alba sfiorata.
Sai di una passione cercata, di parole
bagnate.
Sai di spiaggia e di mare, di
pioggia e di neve, di sole e
di nuvola.
Sai di stelle cercate, di una luna
trovata.
Sai di calorosi bisbigli, di pianti tremanti.
Sai di un amore naufragato.
Sai di tutto ciò che avevo trovato
nell’anima mia.
Sai di un consiglio cercato, di un
passo aiutato, di una spalla
sostenuta.
Sai di bambina e di parole in festa.
Sai di una felicità illusa, di una
maschera gettata, di ombre danzanti.
Sento sempre un battito, uno strano
battito, forse di orgoglio o forse di
rabbia.
Per un semplice amore mancato.

mercoledì

Only time

Una bella canzone...


Un grido





Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
"Perchè le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perchè perdono la calma" disse uno di loro.
"Ma perchè gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore.
"Bene, gridiamo perchè desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo.
E il maestro tornò a domandare:
"allora non è possibile parlargli a voce bassa?"
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò:
"Voi sapete perchè si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati?Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perchè? Perchè i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini che i loro cuori neanche parlano, sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. è questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano".
Infine il pensatore concluse dicendo:
"Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare dipiù, perchè arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non troveranno più la strada per tornare".

Gandhi

lunedì

Una domanda


A volte la vita ci pone di fronte a domande che ci lasciano senza risposta: una di esse è "perchè agli uomini buoni capitano così tante disgrazie mentre ai malvagi no?".
Ecco una risposta:


Chi poi osserva le spiagge scoprirsi al rifluire del mare ed entro breve tempo ritornare a coprirsi, crederà che sia dovuto al caso questo flusso e riflusso che ora cede e ora riconquista la sua sede, quando invece esse crescono regolarmente, aumentando e diminuendo a giorni ed ore fisse, secondo l'attrazione della luna da cui dipende il traboccare dell'oceano. Di questo si tratterrà a suo tempo, tanto più per il fatto che tu non metti in dubbio la provvidenza, ma te ne lamenti.
Ti riconcilierò con gli dèi, buoni verso i buoni. infatti la natura non tollera che il bene possa mai nuocere ai buoni; tra gli uomini virtuosi e la divinità c'è amicizia tramite la virtù. Ho detto amicizia? Di più: di parentela e di somiglianza dal momento che l'uomo buono differisce da dio solo per via del tempo, è suo discepolo e vero emulo e vero figlio, che quel meraviglioso padre, esigente esattore di virtù, educa senza mollezza come i padri severi. Perciò quando vedi gli uomini buoni e cari agli dei affannarsi, sudare ed arrampicarsi lungo difficili pendii, mentre i malvagi se la spassano e nuotano nei piaceri, pensa che noi godiamo della vista dei nostri figli costumati di fronte a quelli sfacciati della servitù e pensa come, mentre questi li teniamo a freno con una dura disciplina, di quest'altri si alimenta, invece, la sfrontatezza. lo stesso ti sia chiaro di dio: egli non tiene l'uomo buono in mezzo ai piaceri ma lo mette alla prova, lo irrobustisce, e in questo modo lo predispone per sè.

martedì

Strane lettere...


Il Paese è impazzito!

Quando i Prodi guerrieri avanzano, li riconosci perché non sono Bianchi, né Turchi, non sono galantuomini né Gentiloni: che son de Castri, non come i Fidel, questo sì, anzi addirittura si credono Bonini! Ma il loro grido si espande dal D’ammela al Letta in un sol balzo, anche se dicono che non sono preda della Lussuria e che il loro cuore non è Di Pietra, ma dolce come il Ferrero: con un bel mazzo di Rosy e Fioroni si presentano dritti dritti ai piedi del Bersaglio prescelto: che sia donna o uomo poco importa, a patto che rimangano sempre Clementi e Pecorari, perché loro te lo dicono prima, che saranno azzeccosi come il Vischio e che non vorranno Casini. Certo correranno peggio di Valentino e di Melandri quando avranno trovato un bel Pollastrini da spennare; ma c’è da dire che correranno ancor di più quando tra gli Amati ci sarà chi li manderà a Parisi, in quel Bel Paese dei baci, magari accompagnati dal dolce suono della Schioppa. Allora cercheranno sì di colpirti prima di te, di darti colpe perché sei Romano e hai voluto fare il generale Massimo o il Cavaliere della rivoluzione, coi tuoi calci Bassi e la tua lingua Fini: ma non temere, o Italiano, perché dalla loro bocca escono solo Ruttelli e dal loro ano solo fagioli Bertilotti.

mercoledì

Foscolo



Com'è universale l'amore, la malattia d'amore, che colpisce con stessi sintomi, chiunque, oltre il tempo e i costumi degli uomini. Lo dimostra lo struggimento di Foscolo per una contessa di cui era innamoratissimo.

Ugo Foscolo a Antonietta Fagnani Arese
Sabato, prima di desinare, (1801)

Tu sei certa dunque ch’io t’amo, o celeste creatura ? Oh!…si, io t’amo quanto posso amare; il mio cuore non può reggere più alla piena di tante sensazioni. Io sento la passione onnipotente dentro di me…eterna! Si io t’amo. Io sperava da’ tuoi baci un qualche ristoro; ma io invece ardo ognor più…Il sorriso è fuggito dalle mie labbra; e la profonda malinconia che mi domina non mi lascia se non quando io ti vedo…e ti vedo venire così amorosa verso di me a farmi confessare come, ad onta di tanti mali, la vita è preziosa. Ma io …tremo! Che farai di me ora che sei sicura del tuo potere ? Mi abbandonerai tu alle lagrime e alla disperazione ? ti raffredderai tu con me ? – io so che mi sarebbero utili le arti del libertinaggio per farmi amare di più: dovrei fingere meno ardore per irritare il tuo amor proprio, dovrei…ah! La mia ragione le conosce tutte queste arti, ma pur troppo il mio povero cuore non sa fare alleanza con la mia ragione. Io lo abbandono tutto a te…io spero che tu non sarai capace di tradirlo. E' vero, mia cara, ch’io temo del tuo amore perché ne’ suoi principi è stato troppo impetuoso, perché tu sei troppo bella, o troppo circondata dal bel – mondo in cui ti perdi, perché…ma con tutto ciò io non ti credo così cattiva da lasciarmi crudelmente: quando l’amore si raffredderà in te, posso io lusingarmi, o Antonietta, che la compassione e la riconoscenza ti parleranno in favore del tuo amico ? Si, io me ne lusingo, perché il tuo cuore è ben fatto…perché io non merito di essere tradito. T’amai e t’amo con tutta la lealtà e la delicatezza della virtù…io mi sono confidato tutto a te…nelle mie stesse diffidenze io ho prescelto di essere piuttosto tradito che di non credere ai tuoi giuramenti. Rispondimi lealmente, o mia amica; e rispondimi con tutta l’effusione della tua anima.La tua passione per me s’è ella raffreddata ?… Oh terribile idea! Ma tu rispondimi. Non temer dal mio canto né rimproveri, né eccessi…Io piangerò, io morirò, ma rispettando sempre la tua fama. Io verserò l’ultimo respiro su le tue lettere. E dirò leggendole: la mia Antonietta mi ha pur qualche volta dato tutto il suo cuore e ha confuso le sue lagrime alle mie. Intanto odilo: niuna donna può vantarsi di essere stata tanto amata da me. Ho amato, è vero, ma non sapeva di poter amare tanto; i miei passati amori hanno avuto o i caratteri romanzeschi, o con qualche donna del gran mondo quei del libertinaggio; ma con tanta passione, con tanta ingenuità, con tanta verità di amore non ho amato mai. E non amerò più! Io te lo ripeto, o Antonietta, questo giuramento:tu sarai l’ultima donna ch’io amerò: e dopo di te non mi avrà che la solitudine, o la sepoltura.Rispondimi. Addio.

martedì

Troisi e Benigni


Ci sono attori che hanno saputo elevare la comicità a nuove forme, compreso l'accostamento a tematiche più impegnative, senza però abbandonare la tradizione: è il caso del duetto "Troisi- Benigni" che riproponeo, sul set di "Non ci resta che piangere" la scrittura di una lettera, così come aveva messo in scena Totò. E il risultato è esilarante.
Perciò non potevamo non proporla: e anzi, sorridendo, possiamo dire che se dobbiamo soffermarci sulle lettere dal passato, questa la dobbiamo prendere veramente in considerazione, dal momento che è stata scritta nel 1492, o meglio "quasi millecinquecento"!



T: Con educazione.....
B: Caro....
T: Cerchiamo di fare una cosa.
B: Allora dettala te la lettera,eh?...Vai!
T: Avanti! Caro Savonarola.....
B: aspetta! Prima la data,no?Frittole....
T: Frittole.
B: Quanto Sarà?
T: Quasi millecinquecento.
B: Frittole quasi millecinquecento'
T: 'O 'ssaje tu quant' n'avimmo?
B: Perché tu scrivi una lettera "Roma, quasi duemila? "
T: Non lo mettere...estate quasi millecinque, dai!Isso 'o sape.
B: Beh, aspetta mi informo io.Allora: caro....
T: Aspetta...
B: Caro no, non è un nostro amico.
T: Aspetta, non scrivere subito...
B: San...San...Sant...
T: Santissimo Savonarola
B: Santissimo!!
T: Come sei bello....per esempio....cum si vulessm ricere...
B: Santissimo Savonarola.
T: Savonarola!!
B: Santissimo...
T: Savonarola!
B: Quanto ci piaci!
T: Quanto ci piaci.
B: A noi due.
T: Accussì, già vere che simm' seguaci
B: l'esclamativo ce l'avrà?
T: Mettilo!
B: Vabbe'!!
T: Metti scusa le volgarità
B: Scusa le volgarità... ma come ...a Savonarola?
T: Per quello ogni cosa è peccato.... se vede il punto esclamativo può dire: eche è sto' coso qua??un uomo con il puntino...metti scusa le volgarita'...
B: ....volgarita'....allora mettiamo una freccia
T: No, no scusa le volgarita' eventuali
B: Eventuali, perché?
T: Eventuali, pecche' senno'.....'a vuo' scrivere come dico io Saverio ??Altrimenti quello dice: perché , volevano essere volgari e non ci sono riusciti?
B: (acconsentendo suo malgrado)Eventuali. punto......eh' come va'?.....no, non va!!
T: Santissimo, noi....non..
B: Santissimo Savonarola, lascia vivere Vitellozzo
T: Lascia... potresti lasciar vivere Vitellozzo ?
B: Vitellozzo!
T: Se puoi, eh?
B: Savonarola!
T: Savonarola Mo' adesso bisogna spiegare per bene perché lui fa' cosi'
B: Anche a dirgli .......lui è proprio uno che ..eeh, che c'è?
T: Appunto! e che è?
B: E che è ?? Diamoci....
T: Non solo a lui....
B: Diamoci, come dire, tutti insieme, una calmata,eh! oh!
T: Eh! Tra parentesi
B: Eh! Oh!
T: Poi scrivi nel caso scusa la parentesi ...e che è, e che è? Qua pare ..che ogni cosa ,uno non si può muovere......che e questo e quello e pure per te .....OoooH!!!!
B: Questo e quello,oooh!!!
T: Due personcine per bene,noi siamo personcine per bene.......
B: Che non facciamo male a nessuno...
T: che non farebbero male nemmeno a una mosca.
B: Figuriamoci...
T: Figuriamoci ad un santo come te.
B: Figuriamoci ad un santone come te
T: A un santone come te
B: Anzi, varrai piu' di una mosca,no?
T: No, pare che lo metti in competizione.....
B: Vabbe'...
T: Anzi dice tutto
B: Anzi, ciao!
T: NO, no, no, qua ci vuole un saluto per bene ..cioe' da peccatori umili.Noi ti salutiamo
B: Ti salutiamo con
T: Con...non sappiamo neanche noi
B: Noi...
T: Aspetta.Scrivi ....ti salutiamo con la nostra faccia sotto i tuoi piedi.... proprio il massimo del peccatore.
B: Con la nostra faccia sotto i tuoi piedi
T: ..sotto i tuoi piedi senza neanche chiederti di stare fermo.Puoi muoverti.
B: Cioe' che vuol dire
T: che con la faccia sotto i piedi puo' camminare su due umili, capito?
B: Bellissima immagine.
T: Esatto
B: e puoi muoverti quanti ti pare e piace e noi zitti sotto
T: va bene
B: e noi zitti sotto. Punto.
T: Scusa il paragone tra il frate e la mosca, non volevamo minimamente offendere. I peccatori di prima.
B: Dobbiamo salutare
T: Con la faccia dove sappiamo
B: Ormai gli si è detto
T: I due peccatori con la faccia dove sappiamo.
B: sempre zitti
T: Sempre zitti
B: Sotto!

lunedì

Totò


Certamente non poteva mancare la famosa lettera di Totò nel film "Totò, Peppino e la malafemmena": un gioiello da cineteca e una delle più grandi lettere che dal passato continuano a parlarci, facendoci sorridere...


Giovanotto...carta, calamaio e penna, su scriviamo!...Hai scritto?
P: (Si siede asciugandosi il sudore) Che ho scritto!? Un momento.
T: OooooH (spazientito, inizia la dettatura)... signorina... signorina...
P: (Girandosi a guardare) Dove sta?
T: Chi?
P: La signorina!
T: Ma quale signorina!?
P: E che ne so!(Girandosi verso la porta) Avanti!
T: Animale! Signorina è l'intestazione autonoma della lettera (riprende)...Ooooh! Signorina... -Peppino Cambia foglio-
T: Non era buona quella "signorina" lì?... Signorina, veniamo "noi" con questa mia addirvi
P: A dirvi
T: Addirvi. Una parola.
P: A dirvi una parola
T: Che
P: Che!
T: Che
P: Uno...quanti?
T: Che?
P: Uno...quanti?
T: Che?
P: Uno che?
T: Che
P: Uno
T: Uno che?? Che! Scusate se sono poche, ma settecentomila lire ci fanno, specie che quest'anno, una parola,c'è stato una grande moria delle vacche, come voi ben sapete! Punto! Due punti. Ma si, fai vedere che abbondiamo. Abbondandis in abbondandum. Questa moneta servono che voi vi consolate. Scrivi presto!
P: Conninsolate.
T: Che voi vi consolate.
P: Ah! Avevo capito con insalata.
T: E non mi far perdere il filo, che ce l'ho tutto qui.
P: Avevo capito con l'insalata.
T: Dai dispiacere che avreta...che avretta...e già, è al femminile, che avreta perché... (guarda Peppino interrogativamente) perché
P: Non so.
T: Che è che non so?
P: Perché che cosa? (Interrompendo la scrittura)
T: Perché che??Ooooh!! Dai dispiaceri che avrete...Perché è aggettivo qualificativo,no'
P: Ah! Perché qua (indicando il foglio )
T: Perché dovete lasciare nostro nipote, che gli zii medesimi che siamo noi, medesimo di persona( Peppino si asciuga il sudore...)
T: Ma che stai facendo una fatica che ti asciughi il sudore?.... di persona vi mandiamo questo (alzando un pacchetto con le mani ), parche' il giovanotto e' studente che studia, che si deve prendere una Laura........
P: Laura....
T: Laura.
T: Che deve tenere la testa al solito posto, cioe'....
P: Cioe'...
T: Sul collo.Punto,punto e virgola, un punto e un punto e virgola.
P: Troppa roba.
T: Lascia fare! Che dica che siamo provinciali, che siamo tirati.Salutandovi indistintamente... indistintamente... sbrigati!!!I fratelli Caponi che siamo noi ...apri una parente e dici che siamo noi, i fratelli Caponi.
P: Caponi.
T: Hai aperto la parente? Chiudila
P: Ecco fatto.
T: Vuoi aggiungere qualcos'altro?
P: Io, insomma, senza nulla a pretendere, non c'è bisogno....
T: In data odierna?
P: Eh, ma poi?
T: Ma no, va bene', si capisce.
P: Si, si, si capisce.

Pirandello


Parlare di Pirandello è superfluo. V'è però un passo, tra i tanti, che potremmo analizzare nel nostro viaggio tra le lettere dal passato. Non è che sia proprio un'epistola, quanto un'osservazione che l'autore fa rivolgendosi direttamente al lettore.
Come sempre lascio a voi stessi la possibilità e il dovere di fare un commento al testo, nel segreto della vostra anima, dove è necessario intessere un dialogo con il vostro io più profondo, se non per un certo dovere morale, almeno per il riguardo che oggi bisogna avere, di sviluppare una coscienza critica realmente attiva.


Ma una consolazione più grande m'è venuta dalla vita, o dalla cronaca quotidiana, a distanza di circa vent'anni dalla prima pubblicazione di questo mio romanzo "Il fu Mattia Pascal", che ancora una volta oggi si ristampa. Neppure ad esso, quando apparve per la prima volta, mancò, pur tra il consenso quasi unanime, chi lo tacciasse d'inverosimiglianza.Ebbene, la vita ha voluto darmi la prova della verità di esso in una misura veramente eccezionale, fin nella minuzia di certi caratteristici particolari spontaneamente trovati dalla mia fantasia.Ecco quanto si leggeva nel 'Corriere della Sera' del 27 marzo 1920: "L'OMAGGIO DI UN VIVO ALLA PROPRIA TOMBA". Un singolare caso di bigamia, dovuto all'affermata ma non sussistente morte di un marito, si è rivelato in questi giorni. Risaliamo brevemente all'antefatto. Nel reparto Calvairate il 26 dicembre 1916 alcuni contadini pescavano dalle acque del canale delle « Cinque chiuse » il cadavere di un uomo rivestito di maglia e pantaloni color marrone. Del rinvenimento fu dato avviso ai carabinieri che iniziarono le investigazioni. Poco dopo il cadavere veniva identificato da tale Maria Tedeschi, ancor piacente donna sulla quarantina, e da certi Luigi Longoni e Luigi Majoli, per quello dell'elettricista Ambrogio Casati di Luigi, nato nel 1869 marito della Tedeschi. In realtà l'annegato assomigliava molto al Casati.Quella testimonianza, a quanto ora è risultato, sarebbe stata alquanto interessata, specie per il Majoli e per la Tedeschi. Il vero Casati era vivo! Era, però, in carcere ancora dal 21 febbraio dell'anno precedente per un reato contro la proprietà e da tempo viveva diviso, sebbene non legalmente, dalla moglie. Dopo sette mesi di gramaglie, la Tedeschi passava a nuove nozze col Majoli, senza urtare contro nessuno scoglio burocratico. Il Casati finì di scontare la pena l'8 marzo del 1917 e solo in questi giorni egli apprese di essere... morto e che sua moglie si era rimaritata ed era scomparsa. Seppe tutto ciò quando si recò all'Ufficio di anagrafe in piazza Missori, avendo bisogno di un documento. L'impiegato, allo sportello, inesorabilmente gli osservò:- Ma voi siete morto! Il vostro domicilio legale è al cimitero di Musocco, campo comune 44, fossa n. 550...Ogni protesta di colui che voleva essere dichiarato vivo fu inutile. Il Casati si propone di far riconoscere i suoi diritti alla... resurrezione, e non appena rettificato, per quanto lo riguarda, lo stato civile, la presunta vedova rimaritata vedrà annullato il secondo matrimonio.Intanto la stranissima avventura non ha punto afflitto il Casati: anzi si direbbe che l'ha messo di buon umore, e, desideroso di nuove emozioni, ha voluto far una capatina alla... propria tomba e come atto di omaggio alla sua memoria, ha deposto sul tumulo un fragrante mazzo di fiori e vi ha acceso un lumino votivo! Il presunto suicidio in un canale; il cadavere estratto e riconosciuto dalla moglie e da chi poi sarà secondo marito di lei; il ritorno del finto morto e finanche l'omaggio alla propria tomba! Tutti i dati di fatto, naturalmente senza tutto quell'altro che doveva dare al fatto valore e senso, universalmente umano.Non posso supporre che il signor Ambrogio Casati elettricista, abbia letto il mio romanzo e recato i fiori alla sua tomba per imitazione del fu Mattia Pascal.La vita, intanto, col suo beatissimo dispregio d'ogni verosimiglianza, poté trovare un prete e un sindaco che unirono in matrimonio il signor Majoli e la signora Tedeschi senza curarsi di conoscere un dato di fatto, di cui pur forse era facilissimo aver notizia, che cioè il marito signor Casati si trovava in carcere e non sottoterra.La fantasia si sarebbe fatto scrupolo, certamente, di passar sopra a un tal dato di fatto; e ora gode, ripensando alla taccia di inverosimiglianza che anche allora le fu data, di far conoscere di quali reali inverosimiglianze sia capace la vita anche nei romanzi che, senza saperlo, essa copia dall'arte.

giovedì

Goethe


Come si scrive l'amore quando a farlo è una penna sicura, determinata e sempre delicata, come quella di Goethe, sensuale ed emozionale anche nel descrivere l'indescrivibile?

Johann Wolfgang Goethe a Charlotte Von Stein
Il tuo amore è per me come la stella della sera e quella dei mattino: tramonta dopo il sole e sorge prima di esso. Come la stella polare che non tramonta mai, e intreccia sopra le nostre teste una corona eternamente viva. Prego gli dèi che mi concedano di non veder mai oscurato il cammino della mia vita.La prima pioggia di primavera sciuperà la nostra passeggiata: ma rinverdirà le piante, e fra poco noi potremo rallegrarci del primo vento. Non abbiamo, finora, mai goduto insieme di una così bella primavera: Dio voglia che essa non si muti in autunno.Addio. Verso mezzogiorno verrò a prendere sue notizie. Addio, cara, buona.
Nel 1775 il duca di Weimar, KarlAugust, offrì a Wolfgang