mercoledì

Domenico Palumbo e "Parole d'amore"



“Recensire un libro di poesie è ben più difficile che recensire un romanzo. Innanzitutto perché il testo poetico, concentrandosi tutto in se stesso, in un unicum di musicalità, di drammaticità, di significati, non si riesce a diluire in una spiegazione che ne abbracci genesi, trama e fine; la poesia assomiglia ad uno starnuto: viene e basta. Cosicché alle poesie si addice più essere assaporate - meglio- essere vissute, essere sperimentate, che essere raccontate”. Inizio con le parole dell’autore questa breve recensione di “Parole d’amore”, il libro di poesie di Domenico Palumbo, che in breve ha fatto il giro della rete. Chiedersi come mai il popolo degli internauti preferisca assaggiare poesie di questo giovane autore sorrentino equivale forse a chiedersi del ruolo della poesia nella società contemporanea: c’è ancora spazio per essa, che significato le dobbiamo dare oggi, ha senso ancora scrivere poesie?
Domenico Palumbo ne è certo: la poesia toglie all’animo del poeta il peso del mondo e restituisce al lettore la leggerezza dell’intimità, della speranza, e quindi dei sogni.
E in effetti leggendo il libro sembra quasi di essere cullati da una dolce melodia che scandisce i versi, ora teneri e soffici come carezze, ora brevi e spietati come dardi. Anche quando deve parlare dell’amore. Perché a sentire l’autore, l’Amore è una cosa seria, che esige lealtà prima che sincerità, coraggio prima che abbandono, verità prima che follie. È così che la poesia diventa omaggio alla donna – che è il mondo tutto, che è una in particolare, che è la più bella di tutte - e l’amore verso di lei l’unica possibilità che ha l’uomo di ritornare nel nido caldo della pancia della mamma.
Forse è vero, perché solo così si spiega come, a dispetto del dolore, si torna sempre ad amare, come si torna sempre a partorire.
Fa tenerezza perciò leggere della poesia dedicata alla Madre, struggente e commovente come “Il mio regalo” che chiama a sé tutti gli incanti e le dolcezze del lettore. O “Non contare mai i singhiozzi”, vera e propria carezza di parole che non può non lasciare il posto a “Buonanotte” e a tutte le vellutate suggestioni che porta con sé, lacrime e sogni. Perché in fondo l’Amore assomiglia “alla lacrima che ti sta scendendo dal viso”.
A.G.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci si emoziona sempre davvero tanto a leggerti... Un caro abbraccio

Anonimo ha detto...

sei fantastico!
i miei ennesimi complimenti!
In bocca al lupo, e sempre alla grande!

Anonimo ha detto...

tanto ci conosciamo già.
tanto sai già quello che penso di te.
tanto non voglio perdere tempo a dirti che sei bravo, che le poesie mi emozionano sempre, che le tue starei a leggerle per ore.
Sai anche che comincio a sentire la tua mancanza, quando non ci sentiamo?
Un Ti voglio bene da Milàn.

Anonimo ha detto...

grazie grazie grazie per le emozioni che sai darmi.

Anonimo ha detto...

Stai diventando famoso, eh?!
Mi sa che ti ritroveremo pure qui a Roma!
Che bello, conoscerti di persona.
Un caro in bocca al lupo,
e non dimenticarti di me!