venerdì

Piccola




Piccola sei tenera come uno dei tuoi sospiri,
semplici, chiari, limpidi,
hai il sorriso della luna, gli sguardi del cielo,
piccola sei fragile come il fiore più piccolo.
Piccola sei calda come la notte d’estate,
hai pugni e carezze negli occhi,
piccola sei grande come un guerriero nell’arena.
Piccola sei piccola come una delle tue mani,
liscia, morbida, decisa e tremante
quando accarezza il cuscino, così
pieno di singhiozzi: il tuo passo si fa pesante,
tentenna, lo senti piccolo, troppo piccolo,
troppo esile per non piangere,
per non rannicchiarti, per non coprirti della sera.
Piccola sei forte come il tuo coraggio,
deciso, vero, sincero
quando asciuga le tue lacrime e
consola il tuo esser donna.
Piccola sei così grande da guardarti bambina,
così grande da piangere, da urlare di non essere
ancora, non ancora,
così piccola da volare via nel vento.
Piccola sei così grande come il tuo amore silenzioso,
sei così tenace da non abbandonare mai
la tua speranza di sussurrare alla vita
che hai incontrato il tuo piccolo sogno di stella.
Piccola sei così bella da essere sempre,
come una farfalla, come le labbra,
come una favola, così…piccola
piccola.

mercoledì

Parole d'amore


Parole d'amore...
spero che troverete in queste pagine, un po' di quel calore che fino ad ora, mi avete dimostrato...Buona lettura!


Nota: il libro è in anteprima, uscirà nei primi mesi del 2007; tuttavia, se volete, richiedetemelo pure, provvederò a farvelo recapitare (costa 10,oo euro). Grazie!

Auguri!



C'è sempre poesia in una carezza.
Questa è per te...
tanti auguri!

lunedì

Stella




Soprattutto di notte,
di notte ci sono tante stelle,
tutte dentro un fiume;
alcune parlano, altre giocano,
certe stanno appese, immobili...
eppure non fanno che ripetermi il tuo nome,
come una dolce ninna-nanna.
Ed io sto qui. Qui ad amare
il tuo silenzio di stella e a sognare
i nostri sogni.

martedì

Ti amo





Quando le stelle cadono,
quando il mare balla sotto le braccia
del vento,
quando i petali di una rosa diventan
farfalle,
non riesco a dirti nient'altro,
se non un semplice e nudo
"ti amo".

giovedì

Un sogno


Gronda il cuore
sulle fragili note di questa
canzone, leggera come il vento,
densa come i ricordi.
Con i riflessi della luna,
sul profumo del mare,
sotto il lenzuolo della notte,
i tuoi esili sussurri
diventano onde,
poi stelle, poi sogni,
poi fiori dai mille colori,
tramonti dalle mille sfumature,
le grandi ali di un gabbiano,
le tue calde braccia.
Chiudo gli occhi sul tuo seno,
mentre aspetto,
incantandoti,
di sognare con te.

sabato

Tu





Tu sei in me, amore, sei qui.
T’ho chiamata amore,
t’ho pensata mia,
t’ho baciato l’anima.
Questo è amore, sì:
una parola che parla di un
tempo solo, un istante che
si cerca in ogni momento di cambiare,
ampliandolo e colorandolo e
pur rimanendolo tale e quale lì,
nella memoria,
ma così diverso, così creativo,
così febbrile nel ricordo
di quest’uomo qui che ha fermato
la sua vita per te.

mercoledì

Un bacio





Ho bisogno della notte
per stringerti forte,
ho bisogno del mare
per sussurrarti l'amore,
ho bisogno del vento
per baciare la tua pelle,
ho bisogno delle stelle
per ascoltare i tuoi sospiri,
ma ti prego,
ho bisogno di un tuo abbraccio,
piccolo piccolo,
semplice semplice,
come un bacio,
lungo una vita.

lunedì

Un amore




A volte il vento parla
una voce antica
che va stemperandosi, talvolta,
nell’eco del venticello estivo:
ed è già brezza quando a sera
va ad incontrare i sogni
tuoi del mattino
e i segreti tuoi sospiri d’amore.
Su quel mare,
in quel giorno...
mi accorsi di essere innamorato,
o forse,
semplicemente,
di averti sempre amato.

sabato

Una lettera d'amore


Amore mio,
vorrei non stare qui a ricordarti, vorrei non essere più in compagnia del tuo ricordo, vorrei non averti più ancora stretta tra i miei occhi, tra i miei pensieri, tra la mia voglia di continuare a guardarti. E più cerco di non rincorrerti, più continuo a dondolare tra la dolcezza di quei giorni insieme e la voglia di riviverli. Credo che non avrai dubbi sul fatto che quella musica che senti la sera, poco prima di andare a dormire, un istante prima di abbandonarti ai tuoi sogni, sia quella che ti faccio ascoltare di nascosto, sotto la tua finestra, nel buio del cono d’ombra di quel lampione che tante volte, troppe volte, ha fissato la mia agitazione, il mio tremore d’amore, nell’attesa dei nostri incontri. Fisso ancora la tua finestra, aspettando che s’illumini, aspettando che ti affacci a guardare. Non saprei che dirti, lo ammetto. Forse scenderei dall’auto e ti guarderei semplicemente, starei lì a guardarti, in silenzio. Forse resterei in attesa. Ma non so, e non chiedermelo ti prego, perché non finisca di mescolare i miei desideri con la voglia di averti ancora presente, in qualche modo, nella mia vita. Ricordo tutto di te, amore. Ricordo le passeggiate in riva al mare, ricordo il profumo dei tuoi capelli, del tuo collo, la delicatezza delle tue mani, i brividi sulla tua pelle. Ricordo le chiacchierate che duravano ore, ricordo i problemi, ricordo la voglia che avevo di vederti, le farfalle allo stomaco, i batticuori prima di baciarti. E ricordo gli abbracci, le carezze, i sogni sussurrati delicatamente, intimoriti che la stessa luna potesse sciogliersi nell’ascoltarli. Erano sogni leggeri ma che rimanevano sul cuore: e riscaldavano l’anima.

Forse è ancora quel tepore ad addormentare, ancora oggi, i miei sogni d’innamorato; e a incantarmi ancora, come si fa con i bambini, perché ti aspetti, ancora, scendere sulle mie labbra. In silenzio. Come fanno le lacrime.

D.

venerdì

Non contare mai i singhiozzi





Non contare mai i singhiozzi
sul cuscino
nè i desideri tra le stelle
nè i sogni nel tuo cassetto...
sii come il mare,
grande avvolgente regale,
come la luna,
tenera languida complice,
come questa carezza
piccola, troppo piccola,
ma piena di lacrime.
Sono le tue...e sono come le mie.

Ovunque





Ovunque...
ovunque sento il tuo profumo di stella,
ovunque i miei occhi incontrano
il tuo viso,
ovunque... t’assaggio nei miei sospiri,
ovunque tocco di te la tua freschezza
di sogno...
ovunque ti ricerco... in continuazione, tra le foglie
degli alberi, tra le onde di questo mare,
tra le stelle del cielo...ma no, non qui,
non in questo fazzoletto di notte...
ovunque.

L'alba




Che ne dite?

Lascia che l’alba costruisca
il mondo, lascia che la mia mano
tenga stretta la tua,
lasciati cullare dalla voce del vento,
lascia che il profumo dell’amore
sia desiderio di una carezza e
voce calda e tenera delle parole.
Lascia che l’aurora sciolga
la notte e mescoli di magia il
mondo: tieniti stretta
ai brividi dell’emozione,
fermati danzando nei dolci
sospiri
e parlami dei tuoi sogni.
Con un bacio.

Voglio amare


Qualche altro verso...





Voglio amare i tuoi occhi di terra
voglio amare i tuoi capelli che
volano via come farfalle,
voglio amare la tua bocca,
così piccola e deliziosa
così morbida e soffice,
come il pane appena sfornato.
Voglio amare il tuo profilo,
i tuoi gesti pieni di parole
e i voli dei tuoi sospiri.
Voglio amare tutte le stelle
che ti porti addosso,
come il vestito dell’universo:
oggi ne ho presa una
ed ho ascoltato,
come in una conchiglia,
il tuo tenero e giocoso amore
di donna.
Oggi, di nuovo oggi, sì,
sì,
voglio ancora perdermi nella voglia che ho
di chiudere gli occhi accanto a te.

Sai


Vorrei farvi leggere qualche mia poesia: chissà, potrebbero piacervi...



Sai di una notte, di un bacio
mancato, di un’alba sfiorata.
Sai di una passione cercata, di parole
bagnate.
Sai di spiaggia e di mare, di
pioggia e di neve, di sole e
di nuvola.
Sai di stelle cercate, di una luna
trovata.
Sai di calorosi bisbigli, di pianti tremanti.
Sai di un amore naufragato.
Sai di tutto ciò che avevo trovato
nell’anima mia.
Sai di un consiglio cercato, di un
passo aiutato, di una spalla
sostenuta.
Sai di bambina e di parole in festa.
Sai di una felicità illusa, di una
maschera gettata, di ombre danzanti.
Sento sempre un battito, uno strano
battito, forse di orgoglio o forse di
rabbia.
Per un semplice amore mancato.

mercoledì

Only time

Una bella canzone...


Un grido





Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
"Perchè le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perchè perdono la calma" disse uno di loro.
"Ma perchè gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore.
"Bene, gridiamo perchè desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo.
E il maestro tornò a domandare:
"allora non è possibile parlargli a voce bassa?"
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò:
"Voi sapete perchè si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati?Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perchè? Perchè i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini che i loro cuori neanche parlano, sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. è questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano".
Infine il pensatore concluse dicendo:
"Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare dipiù, perchè arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non troveranno più la strada per tornare".

Gandhi

lunedì

Una domanda


A volte la vita ci pone di fronte a domande che ci lasciano senza risposta: una di esse è "perchè agli uomini buoni capitano così tante disgrazie mentre ai malvagi no?".
Ecco una risposta:


Chi poi osserva le spiagge scoprirsi al rifluire del mare ed entro breve tempo ritornare a coprirsi, crederà che sia dovuto al caso questo flusso e riflusso che ora cede e ora riconquista la sua sede, quando invece esse crescono regolarmente, aumentando e diminuendo a giorni ed ore fisse, secondo l'attrazione della luna da cui dipende il traboccare dell'oceano. Di questo si tratterrà a suo tempo, tanto più per il fatto che tu non metti in dubbio la provvidenza, ma te ne lamenti.
Ti riconcilierò con gli dèi, buoni verso i buoni. infatti la natura non tollera che il bene possa mai nuocere ai buoni; tra gli uomini virtuosi e la divinità c'è amicizia tramite la virtù. Ho detto amicizia? Di più: di parentela e di somiglianza dal momento che l'uomo buono differisce da dio solo per via del tempo, è suo discepolo e vero emulo e vero figlio, che quel meraviglioso padre, esigente esattore di virtù, educa senza mollezza come i padri severi. Perciò quando vedi gli uomini buoni e cari agli dei affannarsi, sudare ed arrampicarsi lungo difficili pendii, mentre i malvagi se la spassano e nuotano nei piaceri, pensa che noi godiamo della vista dei nostri figli costumati di fronte a quelli sfacciati della servitù e pensa come, mentre questi li teniamo a freno con una dura disciplina, di quest'altri si alimenta, invece, la sfrontatezza. lo stesso ti sia chiaro di dio: egli non tiene l'uomo buono in mezzo ai piaceri ma lo mette alla prova, lo irrobustisce, e in questo modo lo predispone per sè.

martedì

Strane lettere...


Il Paese è impazzito!

Quando i Prodi guerrieri avanzano, li riconosci perché non sono Bianchi, né Turchi, non sono galantuomini né Gentiloni: che son de Castri, non come i Fidel, questo sì, anzi addirittura si credono Bonini! Ma il loro grido si espande dal D’ammela al Letta in un sol balzo, anche se dicono che non sono preda della Lussuria e che il loro cuore non è Di Pietra, ma dolce come il Ferrero: con un bel mazzo di Rosy e Fioroni si presentano dritti dritti ai piedi del Bersaglio prescelto: che sia donna o uomo poco importa, a patto che rimangano sempre Clementi e Pecorari, perché loro te lo dicono prima, che saranno azzeccosi come il Vischio e che non vorranno Casini. Certo correranno peggio di Valentino e di Melandri quando avranno trovato un bel Pollastrini da spennare; ma c’è da dire che correranno ancor di più quando tra gli Amati ci sarà chi li manderà a Parisi, in quel Bel Paese dei baci, magari accompagnati dal dolce suono della Schioppa. Allora cercheranno sì di colpirti prima di te, di darti colpe perché sei Romano e hai voluto fare il generale Massimo o il Cavaliere della rivoluzione, coi tuoi calci Bassi e la tua lingua Fini: ma non temere, o Italiano, perché dalla loro bocca escono solo Ruttelli e dal loro ano solo fagioli Bertilotti.

mercoledì

Foscolo



Com'è universale l'amore, la malattia d'amore, che colpisce con stessi sintomi, chiunque, oltre il tempo e i costumi degli uomini. Lo dimostra lo struggimento di Foscolo per una contessa di cui era innamoratissimo.

Ugo Foscolo a Antonietta Fagnani Arese
Sabato, prima di desinare, (1801)

Tu sei certa dunque ch’io t’amo, o celeste creatura ? Oh!…si, io t’amo quanto posso amare; il mio cuore non può reggere più alla piena di tante sensazioni. Io sento la passione onnipotente dentro di me…eterna! Si io t’amo. Io sperava da’ tuoi baci un qualche ristoro; ma io invece ardo ognor più…Il sorriso è fuggito dalle mie labbra; e la profonda malinconia che mi domina non mi lascia se non quando io ti vedo…e ti vedo venire così amorosa verso di me a farmi confessare come, ad onta di tanti mali, la vita è preziosa. Ma io …tremo! Che farai di me ora che sei sicura del tuo potere ? Mi abbandonerai tu alle lagrime e alla disperazione ? ti raffredderai tu con me ? – io so che mi sarebbero utili le arti del libertinaggio per farmi amare di più: dovrei fingere meno ardore per irritare il tuo amor proprio, dovrei…ah! La mia ragione le conosce tutte queste arti, ma pur troppo il mio povero cuore non sa fare alleanza con la mia ragione. Io lo abbandono tutto a te…io spero che tu non sarai capace di tradirlo. E' vero, mia cara, ch’io temo del tuo amore perché ne’ suoi principi è stato troppo impetuoso, perché tu sei troppo bella, o troppo circondata dal bel – mondo in cui ti perdi, perché…ma con tutto ciò io non ti credo così cattiva da lasciarmi crudelmente: quando l’amore si raffredderà in te, posso io lusingarmi, o Antonietta, che la compassione e la riconoscenza ti parleranno in favore del tuo amico ? Si, io me ne lusingo, perché il tuo cuore è ben fatto…perché io non merito di essere tradito. T’amai e t’amo con tutta la lealtà e la delicatezza della virtù…io mi sono confidato tutto a te…nelle mie stesse diffidenze io ho prescelto di essere piuttosto tradito che di non credere ai tuoi giuramenti. Rispondimi lealmente, o mia amica; e rispondimi con tutta l’effusione della tua anima.La tua passione per me s’è ella raffreddata ?… Oh terribile idea! Ma tu rispondimi. Non temer dal mio canto né rimproveri, né eccessi…Io piangerò, io morirò, ma rispettando sempre la tua fama. Io verserò l’ultimo respiro su le tue lettere. E dirò leggendole: la mia Antonietta mi ha pur qualche volta dato tutto il suo cuore e ha confuso le sue lagrime alle mie. Intanto odilo: niuna donna può vantarsi di essere stata tanto amata da me. Ho amato, è vero, ma non sapeva di poter amare tanto; i miei passati amori hanno avuto o i caratteri romanzeschi, o con qualche donna del gran mondo quei del libertinaggio; ma con tanta passione, con tanta ingenuità, con tanta verità di amore non ho amato mai. E non amerò più! Io te lo ripeto, o Antonietta, questo giuramento:tu sarai l’ultima donna ch’io amerò: e dopo di te non mi avrà che la solitudine, o la sepoltura.Rispondimi. Addio.

martedì

Troisi e Benigni


Ci sono attori che hanno saputo elevare la comicità a nuove forme, compreso l'accostamento a tematiche più impegnative, senza però abbandonare la tradizione: è il caso del duetto "Troisi- Benigni" che riproponeo, sul set di "Non ci resta che piangere" la scrittura di una lettera, così come aveva messo in scena Totò. E il risultato è esilarante.
Perciò non potevamo non proporla: e anzi, sorridendo, possiamo dire che se dobbiamo soffermarci sulle lettere dal passato, questa la dobbiamo prendere veramente in considerazione, dal momento che è stata scritta nel 1492, o meglio "quasi millecinquecento"!



T: Con educazione.....
B: Caro....
T: Cerchiamo di fare una cosa.
B: Allora dettala te la lettera,eh?...Vai!
T: Avanti! Caro Savonarola.....
B: aspetta! Prima la data,no?Frittole....
T: Frittole.
B: Quanto Sarà?
T: Quasi millecinquecento.
B: Frittole quasi millecinquecento'
T: 'O 'ssaje tu quant' n'avimmo?
B: Perché tu scrivi una lettera "Roma, quasi duemila? "
T: Non lo mettere...estate quasi millecinque, dai!Isso 'o sape.
B: Beh, aspetta mi informo io.Allora: caro....
T: Aspetta...
B: Caro no, non è un nostro amico.
T: Aspetta, non scrivere subito...
B: San...San...Sant...
T: Santissimo Savonarola
B: Santissimo!!
T: Come sei bello....per esempio....cum si vulessm ricere...
B: Santissimo Savonarola.
T: Savonarola!!
B: Santissimo...
T: Savonarola!
B: Quanto ci piaci!
T: Quanto ci piaci.
B: A noi due.
T: Accussì, già vere che simm' seguaci
B: l'esclamativo ce l'avrà?
T: Mettilo!
B: Vabbe'!!
T: Metti scusa le volgarità
B: Scusa le volgarità... ma come ...a Savonarola?
T: Per quello ogni cosa è peccato.... se vede il punto esclamativo può dire: eche è sto' coso qua??un uomo con il puntino...metti scusa le volgarita'...
B: ....volgarita'....allora mettiamo una freccia
T: No, no scusa le volgarita' eventuali
B: Eventuali, perché?
T: Eventuali, pecche' senno'.....'a vuo' scrivere come dico io Saverio ??Altrimenti quello dice: perché , volevano essere volgari e non ci sono riusciti?
B: (acconsentendo suo malgrado)Eventuali. punto......eh' come va'?.....no, non va!!
T: Santissimo, noi....non..
B: Santissimo Savonarola, lascia vivere Vitellozzo
T: Lascia... potresti lasciar vivere Vitellozzo ?
B: Vitellozzo!
T: Se puoi, eh?
B: Savonarola!
T: Savonarola Mo' adesso bisogna spiegare per bene perché lui fa' cosi'
B: Anche a dirgli .......lui è proprio uno che ..eeh, che c'è?
T: Appunto! e che è?
B: E che è ?? Diamoci....
T: Non solo a lui....
B: Diamoci, come dire, tutti insieme, una calmata,eh! oh!
T: Eh! Tra parentesi
B: Eh! Oh!
T: Poi scrivi nel caso scusa la parentesi ...e che è, e che è? Qua pare ..che ogni cosa ,uno non si può muovere......che e questo e quello e pure per te .....OoooH!!!!
B: Questo e quello,oooh!!!
T: Due personcine per bene,noi siamo personcine per bene.......
B: Che non facciamo male a nessuno...
T: che non farebbero male nemmeno a una mosca.
B: Figuriamoci...
T: Figuriamoci ad un santo come te.
B: Figuriamoci ad un santone come te
T: A un santone come te
B: Anzi, varrai piu' di una mosca,no?
T: No, pare che lo metti in competizione.....
B: Vabbe'...
T: Anzi dice tutto
B: Anzi, ciao!
T: NO, no, no, qua ci vuole un saluto per bene ..cioe' da peccatori umili.Noi ti salutiamo
B: Ti salutiamo con
T: Con...non sappiamo neanche noi
B: Noi...
T: Aspetta.Scrivi ....ti salutiamo con la nostra faccia sotto i tuoi piedi.... proprio il massimo del peccatore.
B: Con la nostra faccia sotto i tuoi piedi
T: ..sotto i tuoi piedi senza neanche chiederti di stare fermo.Puoi muoverti.
B: Cioe' che vuol dire
T: che con la faccia sotto i piedi puo' camminare su due umili, capito?
B: Bellissima immagine.
T: Esatto
B: e puoi muoverti quanti ti pare e piace e noi zitti sotto
T: va bene
B: e noi zitti sotto. Punto.
T: Scusa il paragone tra il frate e la mosca, non volevamo minimamente offendere. I peccatori di prima.
B: Dobbiamo salutare
T: Con la faccia dove sappiamo
B: Ormai gli si è detto
T: I due peccatori con la faccia dove sappiamo.
B: sempre zitti
T: Sempre zitti
B: Sotto!

lunedì

Totò


Certamente non poteva mancare la famosa lettera di Totò nel film "Totò, Peppino e la malafemmena": un gioiello da cineteca e una delle più grandi lettere che dal passato continuano a parlarci, facendoci sorridere...


Giovanotto...carta, calamaio e penna, su scriviamo!...Hai scritto?
P: (Si siede asciugandosi il sudore) Che ho scritto!? Un momento.
T: OooooH (spazientito, inizia la dettatura)... signorina... signorina...
P: (Girandosi a guardare) Dove sta?
T: Chi?
P: La signorina!
T: Ma quale signorina!?
P: E che ne so!(Girandosi verso la porta) Avanti!
T: Animale! Signorina è l'intestazione autonoma della lettera (riprende)...Ooooh! Signorina... -Peppino Cambia foglio-
T: Non era buona quella "signorina" lì?... Signorina, veniamo "noi" con questa mia addirvi
P: A dirvi
T: Addirvi. Una parola.
P: A dirvi una parola
T: Che
P: Che!
T: Che
P: Uno...quanti?
T: Che?
P: Uno...quanti?
T: Che?
P: Uno che?
T: Che
P: Uno
T: Uno che?? Che! Scusate se sono poche, ma settecentomila lire ci fanno, specie che quest'anno, una parola,c'è stato una grande moria delle vacche, come voi ben sapete! Punto! Due punti. Ma si, fai vedere che abbondiamo. Abbondandis in abbondandum. Questa moneta servono che voi vi consolate. Scrivi presto!
P: Conninsolate.
T: Che voi vi consolate.
P: Ah! Avevo capito con insalata.
T: E non mi far perdere il filo, che ce l'ho tutto qui.
P: Avevo capito con l'insalata.
T: Dai dispiacere che avreta...che avretta...e già, è al femminile, che avreta perché... (guarda Peppino interrogativamente) perché
P: Non so.
T: Che è che non so?
P: Perché che cosa? (Interrompendo la scrittura)
T: Perché che??Ooooh!! Dai dispiaceri che avrete...Perché è aggettivo qualificativo,no'
P: Ah! Perché qua (indicando il foglio )
T: Perché dovete lasciare nostro nipote, che gli zii medesimi che siamo noi, medesimo di persona( Peppino si asciuga il sudore...)
T: Ma che stai facendo una fatica che ti asciughi il sudore?.... di persona vi mandiamo questo (alzando un pacchetto con le mani ), parche' il giovanotto e' studente che studia, che si deve prendere una Laura........
P: Laura....
T: Laura.
T: Che deve tenere la testa al solito posto, cioe'....
P: Cioe'...
T: Sul collo.Punto,punto e virgola, un punto e un punto e virgola.
P: Troppa roba.
T: Lascia fare! Che dica che siamo provinciali, che siamo tirati.Salutandovi indistintamente... indistintamente... sbrigati!!!I fratelli Caponi che siamo noi ...apri una parente e dici che siamo noi, i fratelli Caponi.
P: Caponi.
T: Hai aperto la parente? Chiudila
P: Ecco fatto.
T: Vuoi aggiungere qualcos'altro?
P: Io, insomma, senza nulla a pretendere, non c'è bisogno....
T: In data odierna?
P: Eh, ma poi?
T: Ma no, va bene', si capisce.
P: Si, si, si capisce.

Pirandello


Parlare di Pirandello è superfluo. V'è però un passo, tra i tanti, che potremmo analizzare nel nostro viaggio tra le lettere dal passato. Non è che sia proprio un'epistola, quanto un'osservazione che l'autore fa rivolgendosi direttamente al lettore.
Come sempre lascio a voi stessi la possibilità e il dovere di fare un commento al testo, nel segreto della vostra anima, dove è necessario intessere un dialogo con il vostro io più profondo, se non per un certo dovere morale, almeno per il riguardo che oggi bisogna avere, di sviluppare una coscienza critica realmente attiva.


Ma una consolazione più grande m'è venuta dalla vita, o dalla cronaca quotidiana, a distanza di circa vent'anni dalla prima pubblicazione di questo mio romanzo "Il fu Mattia Pascal", che ancora una volta oggi si ristampa. Neppure ad esso, quando apparve per la prima volta, mancò, pur tra il consenso quasi unanime, chi lo tacciasse d'inverosimiglianza.Ebbene, la vita ha voluto darmi la prova della verità di esso in una misura veramente eccezionale, fin nella minuzia di certi caratteristici particolari spontaneamente trovati dalla mia fantasia.Ecco quanto si leggeva nel 'Corriere della Sera' del 27 marzo 1920: "L'OMAGGIO DI UN VIVO ALLA PROPRIA TOMBA". Un singolare caso di bigamia, dovuto all'affermata ma non sussistente morte di un marito, si è rivelato in questi giorni. Risaliamo brevemente all'antefatto. Nel reparto Calvairate il 26 dicembre 1916 alcuni contadini pescavano dalle acque del canale delle « Cinque chiuse » il cadavere di un uomo rivestito di maglia e pantaloni color marrone. Del rinvenimento fu dato avviso ai carabinieri che iniziarono le investigazioni. Poco dopo il cadavere veniva identificato da tale Maria Tedeschi, ancor piacente donna sulla quarantina, e da certi Luigi Longoni e Luigi Majoli, per quello dell'elettricista Ambrogio Casati di Luigi, nato nel 1869 marito della Tedeschi. In realtà l'annegato assomigliava molto al Casati.Quella testimonianza, a quanto ora è risultato, sarebbe stata alquanto interessata, specie per il Majoli e per la Tedeschi. Il vero Casati era vivo! Era, però, in carcere ancora dal 21 febbraio dell'anno precedente per un reato contro la proprietà e da tempo viveva diviso, sebbene non legalmente, dalla moglie. Dopo sette mesi di gramaglie, la Tedeschi passava a nuove nozze col Majoli, senza urtare contro nessuno scoglio burocratico. Il Casati finì di scontare la pena l'8 marzo del 1917 e solo in questi giorni egli apprese di essere... morto e che sua moglie si era rimaritata ed era scomparsa. Seppe tutto ciò quando si recò all'Ufficio di anagrafe in piazza Missori, avendo bisogno di un documento. L'impiegato, allo sportello, inesorabilmente gli osservò:- Ma voi siete morto! Il vostro domicilio legale è al cimitero di Musocco, campo comune 44, fossa n. 550...Ogni protesta di colui che voleva essere dichiarato vivo fu inutile. Il Casati si propone di far riconoscere i suoi diritti alla... resurrezione, e non appena rettificato, per quanto lo riguarda, lo stato civile, la presunta vedova rimaritata vedrà annullato il secondo matrimonio.Intanto la stranissima avventura non ha punto afflitto il Casati: anzi si direbbe che l'ha messo di buon umore, e, desideroso di nuove emozioni, ha voluto far una capatina alla... propria tomba e come atto di omaggio alla sua memoria, ha deposto sul tumulo un fragrante mazzo di fiori e vi ha acceso un lumino votivo! Il presunto suicidio in un canale; il cadavere estratto e riconosciuto dalla moglie e da chi poi sarà secondo marito di lei; il ritorno del finto morto e finanche l'omaggio alla propria tomba! Tutti i dati di fatto, naturalmente senza tutto quell'altro che doveva dare al fatto valore e senso, universalmente umano.Non posso supporre che il signor Ambrogio Casati elettricista, abbia letto il mio romanzo e recato i fiori alla sua tomba per imitazione del fu Mattia Pascal.La vita, intanto, col suo beatissimo dispregio d'ogni verosimiglianza, poté trovare un prete e un sindaco che unirono in matrimonio il signor Majoli e la signora Tedeschi senza curarsi di conoscere un dato di fatto, di cui pur forse era facilissimo aver notizia, che cioè il marito signor Casati si trovava in carcere e non sottoterra.La fantasia si sarebbe fatto scrupolo, certamente, di passar sopra a un tal dato di fatto; e ora gode, ripensando alla taccia di inverosimiglianza che anche allora le fu data, di far conoscere di quali reali inverosimiglianze sia capace la vita anche nei romanzi che, senza saperlo, essa copia dall'arte.

giovedì

Goethe


Come si scrive l'amore quando a farlo è una penna sicura, determinata e sempre delicata, come quella di Goethe, sensuale ed emozionale anche nel descrivere l'indescrivibile?

Johann Wolfgang Goethe a Charlotte Von Stein
Il tuo amore è per me come la stella della sera e quella dei mattino: tramonta dopo il sole e sorge prima di esso. Come la stella polare che non tramonta mai, e intreccia sopra le nostre teste una corona eternamente viva. Prego gli dèi che mi concedano di non veder mai oscurato il cammino della mia vita.La prima pioggia di primavera sciuperà la nostra passeggiata: ma rinverdirà le piante, e fra poco noi potremo rallegrarci del primo vento. Non abbiamo, finora, mai goduto insieme di una così bella primavera: Dio voglia che essa non si muti in autunno.Addio. Verso mezzogiorno verrò a prendere sue notizie. Addio, cara, buona.
Nel 1775 il duca di Weimar, KarlAugust, offrì a Wolfgang

lunedì

Tommaso Moro




Tommaso Moro (Thomas More) è uno di quei pensatori la cui lettura è oggi più che mai consigliabile: abbiamo infatti cominciato insieme questo nuovo percorso all'interno delle lettere dal passato, e qualche volta nelle opere del passato!- fermi nel proposito di voler dimostrare che i classici di ogni tempo hanno ancora molto da dire. "Utopia" di Tommaso Moro rientra in questa categoria, e, come i grandi scritti, affronta problemi attuali nonostante siano stati indagati in un epoca ove la coscienza di essi non era per niente chiara. Ecco cosa scrive Moro a proposito dell'eutanasia e della convivenza di religioni in quella terra chiamata 'Utopia':


Nella migliore forma di repubblica i malati incurabili sono assistiti nel miglior modo possibile. Ma se il male non solo è inguaribile, ma dà al paziente continue sofferenze allora sacerdoti e magistrati, visto che il malato è inetto a qualsiasi compito, molesto agli altri, gravoso a sé stesso, sopravvive insomma alla propria morte, lo esortano a morire liberandosi lui stesso da quella vita amara, ovvero consenta di sua volontà a farsene strappare dagli altri…sarebbe un atto religioso e santo.


Sono varie le religioni, non solo per l'isola, ma per le città ancora. Altri onorano il Sole, altri la Luna, altri alcuna de le stelle erranti. Alcuni onorano per sommo dio qualche uomo che sia stato egregio per virtù. Ma la maggior parte, i più prudenti dico, non adora alcuna di queste cose, ma pensa che vi sia una occulta, eterna, immensa e inesplicabile divinità, sopra ogni capacità umana, la quale con la virtù, non con la grandezza, si stenda per questo mondo, e questo Dio chiamano padre. Da lui riconoscono l'origine, l'aumento, i mutamenti e il fine di tutte le cose e a lui solo danno i divini onori. Gli altri tutti, benché adorino cose diverse, in questo parere concorrono, che vi sia un sommo Dio, il quale abbia creato il tutto e con sua prudenza lo conservi, e chiamatilo in loro linguaggio Mytra. Ma discordano in questo: che uno afferma che questo sommo Dio sia una cosa e alcuno un'altra. Affermano, però, che quel sommo, il qual tengono per Dio, ha il governo del tutto. Ma tutti a poco a poco si scostano da la varietà de le soperstizioni e concorrono in quella religione che con più ragioni et evidenze si pruova. E già sarebbono tutti di una religione, se non che ogni disgrazia che loro accade nel mutare la religione si pensano che gli sia mandata dal Cielo per castigo e che quel Dio, il quale vogliono abbandonare, si vendichi di questa loro empia intenzione.

Gli Utopiensi, avendo inteso che i primi abitatori di quella regione esser stati cerca la religione di pareri diversi e considerando che queste varie sette, combattendo tra loro per la religione, gli aveano dato occasione di vincerli tutti, fecero un editto che ognuno potesse tenere quella religione qual più gli aggradiva a l'animo, e s'alcuno bramava di tirare l'altro ne la sua religione, poteva con modestia e ragioni studiare a persuaderlo, ma non usare in questo alcuna violenza o ingiuria; e chi contendeva di questo importunamente era punito con l'esilio o con servitù. Fecero gli Utopiensi tale statuto non solamente per rispetto di conservare la pace, la quale con la contenzione e con l'odio si estingue, ma eziandio pensando che piacesse a Dio il culto vario e diverso e che perciò ispirasse varii riti a questo e a quello. Ma giudicarono che non fusse convenevole voler con forza e minacce sforzare alcuno a credere quello che tu credi per vero. E quantunque una di quelle loro religioni fusse vera, tuttavia volseno che fusseno persuasi i loro cittadini a quella con modestia, sperando che la verità, quando che sia, debbia rimaner vittoriosa; e che, contendendosi con arme, gli uomini ostinati puotrebbono con le loro vane superstizioni oppriinere la vera religione, come avienc che i frutti vengono affogati da le spine. Così, da tai ragioni mossi, lasciarono libero ad ognuno di credere quello che più gli piaceva. Solamente vietarono che niuno affermasse le anime morire con i corpi e che il mondo fussc governato a caso, senza previdenza divina, laonde volevano che dopo questa vita fussero puniti i vizii e premiate le virtù.

giovedì

Pico della Mirandola


Probabilmente la fama di Pico della Mirandola è più che ormai una garanzia all'ascolto dei suoi discorsi: tuttavia, sempre più, come purtroppo è d'uso di questi tempi, v'è una continua propensione all'allontanarsi da tutti quei valori conquistati e sedimentati nella nostra cultura, non tanto nell' obliarli quanto, ancor peggio, nel rivestirli di una banale e mediocre retorica.
Tra le lettere possiamo inserire anche questa introduzione di Pico della Mirandola alle sue 900 tesi. Come sempre è una lettera dal passato: e in essa ritroviamo uno dei valori capisaldi della nostra cultura, la tanto sospirata libertà.

"Già il sommo Padre, già l'architetto divino aveva costruito, con le leggi della sua arcana sapienza, questa dimora terrena, questo tempio augustissimo della divinità, che è il nostro mondo. Già aveva posto gli spiriti ad ornamento della regione superna; già aveva seminato di anime immortali i globi eterei e riempito di ogni genere di animali le impure e lercie parti del mondo inferiore. Ma compiuta la sua opera, l'artefice divino vide che mancava qualcuno che considerasse il significato di così tanto lavoro, ne amasse la bellezza, ne ammirasse la grandezza. Avendo, quindi, terminata la sua opera, pensò da ultimo - come attestano Mosè e Timeo- di produrre l'uomo. [...] Ormai tutto era pieno, tutto era stato occupato negli ordini più alti, nei medii e negl'infimi. [...] Stabilì, dunque, il sommo Artefice, dato che non poteva dargli nulla in proprio, che avesse in comune ciò che era stato dato in particolare ai singoli. Prese pertanto l'uomo, fattura priva di un'immagine precisa e, postolo in mezzo al mondo, così parlò: «Adamo, non ti diedi una stabile dimora, né un'immagine propria, né alcuna peculiare prerogativa, perché tu devi avere e possedere secondo il tuo voto e la tua volontà quella dimora, quell'immagine, quella prerogativa che avrai scelto da te stesso. Una volta definita la natura alle restanti cose, sarà pure contenuta entro prescritte leggi. Ma tu senz'essere costretto da nessuna limitazione, potrai determinarla da te medesimo, secondo quell'arbitrio che ho posto nelle tue mani. Ti ho collocato al centro del mondo perché potessi così contemplare più comodamente tutto quanto è nel mondo. Non ti ho fatto del tutto né celeste né terreno, né mortale, né immortale perché tu possa plasmarti, libero artefice di te stesso, conforme a quel modello che ti sembrerà migliore. Potrai degenerare sino alle cose inferiori, i bruti, e potrai rigenerarti, se vuoi, sino alle creature superne, alle divine".

martedì

Erasmo


Oggi proponiamo la lettera di Erasmo all'amico Tommaso Moro, a proposito della stesura del celebre "Elogio della Follia": in fondo il tema della follia, come appare sempre più palesemente ai nostri giorni, è una costante comune di molte lingue...

da Erasmo da Rotterdam al suo Tommaso Moro
Alcuni giorni fa, tornando dall'Italia in Inghilterra, per non sprecare in chiacchiere banali il tempo che dovevo passare a cavallo, preferii riflettere un poco sui nostri studi comuni e godere del ricordo degli amici tanto dotti e cari, che avevo lasciato qui. Fra i primi che mi sono tornati alla mente c'eri tu, Moro carissimo. Anche da lontano il tuo ricordo aveva il medesimo fascino che esercitava, nella consueta intimità, la tua presenza che è stata, te lo giuro, la cosa più bella della mia vita.
Visto, dunque, che ritenevo di dover fare ad ogni costo qualcosa, e che il momento non sembrava adatto a una meditazione seria, mi venne in mente di tessere un elogio scherzoso della Follia.
"Ma quale capriccio di Pallade - ti chiederai - ti ha ispirato un'idea del genere?" In primo luogo, il tuo nome di famiglia, tanto vicino al termine morìa, quanto tu sei lontano dalla follia. E ne sei lontano a parere di tutti. Immaginavo inoltre che la mia trovata scherzosa sarebbe piaciuta soprattutto a te, che di solito ti diletti in questo genere scherzi, non privi, mi sembra, di dottrina e di sale, perchè nella vita di tutti i giorni fai in qualche modo la parte di Democrito. Sebbene, infatti, per singolare acume d'ingegno tu sia tanto lontano dal volgo, con la tua incredibile benevolenza e cordialità puoi trattare familiarmente con uomini d'ogni genere, traendone anche godimento.
Quindi, non solo accoglierai di buon grado questo mio modesto esercizio retorico, per ricordo del tuo amico, ma anche lo prenderai sotto la tua protezione; dedicato a te, non mi appartiene più: è tuo.
E' probabile, infatti, che non mancheranno voci rissose di calunniatori ad accusare i miei scherzi, ora di una futilità sconveniente per un teologo, ora di un tono troppo pungente per la mansuetudine cristiana; e grideranno che prendo a modello la commedia antica e Luciano, mordendo tutto senza lasciare scampo. Vorrei però che quanti si sentono offesi dalla scherzosa levità del mio tema, si rendessero conto che non sono l'inventore del genere, e che già nel passato molti grandi autori hanno fatto lo stesso. Tanti secoli fa, Omero cantò per scherzo "la guerra dei topi con le rane", Virgilio la zanzara e la focaccia, Ovidio la noce. Policrate incorrendo nelle critiche di Ippocrate fece l'elogio di Busiride, Glaucone quello dell'ingiustizia, Favorino di Tersite, della febbre quartana, Sinesio della calvizie, Luciano della mosca e dell'arte del parassita. Sono scherzi l'apoteosi di Claudio scritta da Seneca, il dialogo fra Grillo e Ulisse di Plutarco, l'asino di Luciano e di Apuleio, e il testamento - di cui ignoro l'autore - del porcello Grunnio Corocotta menzionato anche da san Girolamo. Lasciamo perciò che certa gente, se crede, vada fantasticando che, per svago, a volte, ho giocato a scacchi, o, se preferisce, che sono andato a cavallo di un lungo bastone. Certo, è una bella ingiustizia concedere a ogni genere di vita i suoi svaghi, e non consentirne proprio nessuno ai letterari, soprattutto poi quando gli scherzi portano a cose serie, e gli argomenti giocosi sono trattati in modo che un lettore non del tutto privo di senno può trarne maggior profitto che non da tante austere e pompose trattazioni. Come quando con mucchi di parole si tessono le lodi della retorica o della filosofia, o si fa l'elogio di un principe, o si esorta a fare la guerra ai Turchi, mentre qualcuno predice il futuro, o va formulando questioncelle di lana caprina. In realtà, come niente è più frivolo che trattare in modo frivolo cose serie, così niente è più gradevole che trattare argomenti leggeri in modo da dare l'impressione di non avere affatto scherzato. Di me giudicheranno gli altri; eppure se la presunzione non mi accieca completamente, ho fatto sì l'elogio della Follia, ma non certo da folle. Quanto poi all'accusa di spirito mordace, rispondo che si è sempre concessa agli scrittori la libertà d'esercitare impunemente la satira sul comune comportamento degli uomini, purché non diventasse attacco rabbioso. Per questo mi meraviglia tanto di più la delicatezza delle orecchie d'oggi, che riescono a sopportare ormai solo titoli solenni. In taluni, anzi, trovi una religione così distorta che passano sopra alle più gravi offese a Cristo prima che alla minima battuta ironica sul conto di un pontefice o di un principe, soprattutto poi se entrano in gioco i loro privati interessi. D'altra parte, uno che critica il modo di vivere degli uomini così da evitare del tutto ogni accusa personale, si presenta come uno che morde, o non, piuttosto, come chi ammaestra ed educa? E, di grazia, non investo anche me stesso con tanti appellativi poco lusinghieri? Aggiungi che, chi non risparmia le sue critiche a nessun genere di uomini, dimostra di non avercela con nessun uomo, ma di detestare tutti i vizi. Se, dunque, ci sarà qualcuno che si lamenterà d'essere offeso, sarà segno di cattiva coscienza o per lo meno di paura. Satire di questo genere, e molto più libere e mordenti, troviamo in san Girolamo, che talvolta fece anche i nomi. Io non solo non ho mai fatto nomi, ma ho adottato un tono così misurato che qualunque lettore avveduto si renderà conto che mi sono proposto la piacevolezza piuttosto che l'offesa. Né ho seguito l'esempio di Giovenale: non ho mai smosso l'oscuro fondo delle scelleratezze; ho cercato di colpire quanto è risibile piuttosto che le turpitudini. Se poi c'è ancora qualcuno che nemmeno così è contento, ricordi almeno questo: che è bello essere vituperati dalla Follia e che avendola introdotta a parlare, dovevo rimanere fedele al personaggio. Ma perché dire queste cose a te, avvocato così straordinario da difendere in modo egregio anche cause non egregie? Addio, eloquentissimo Moro, e difendi con zelo la tua Morìa.
dalla campagna, 9 giugno 1508.

lunedì

Giordano Bruno


Sono indeciso se postare la lettera nella sua interezza: necessità mi spinge a farlo, ma il buon senso (mettendomi nei panni di un lettore) mi invita a fare il contrario. Comunque oggi presentiamo la lettera di Giordano Bruno, raccomandandone la lettura. Sembra che di questi periodi possa far bene...

EPISTOLA ESPLICATORIA SCRITTA AL MOLTO ILLUSTRE ED ECCELLENTE CAVALLIERO SIGNOR FILIPPO SIDNEO DAL NOLANO

Cieco chi non vede il sole, stolto chi nol conosce, ingrato chi nol ringrazia; se tanto è il lume, tanto il bene, tanto il beneficio; per cui risplende, per cui eccelle, per cui giova; maestro de sensi, padre di sustanze, autor di vita. Or non so qual mi sarei, eccellente Signore, se io non stimasse il vostro ingegno, non onorasse gli vostri costumi, non celebrasse gli vostri meriti; con gli quali vi siete scuoperto a me nel primo principio ch'io giunsi a l'isola Britannica, per quanto v'ha conceduto il tempo; vi manifestate a molti, per quanto l'occasione vi presenta; e remirate a tutti, per quanto vi mostra la vostra natural inclinazione veramente eroica. Lasciando, dunque, il pensier dei tutti ai tutti, ed il dover de' molti a' molti, non permetta il fato, che io, per quel tanto che spetta al mio particolare, come tal volta mi son mostrato sensitivo verso le moleste ed importune discortesie d'alcuni; cossì avanti gli occhi de l'eternità vegna a lasciar nota d'ingratitudine, voltando le spalli a la vostra bella, fortunata e cortesissima patria, prima ch'al meno con segno di riconoscenza non vi salutasse, gionto al generosissimo e gentilissimo spirito del signor Folco Grivello. Il quale, come con lacci di stretta e lunga amicizia, con cui siete allevati, nodriti e cresciuti insieme, vi sta congionto: cossì nelle molte e degne, esterne ed interne perfezioni v'assomiglia; ed al mio riguardo fu egli quel secondo, che, appresso gli vostri primi, gli secondi offici mi propose ed offerse: quali io arrei accettati, e lui certo arrebe effettuati, se tra noi non avesse sparso il suo arsenito de vili, maligni ed ignobili interessati l'invidiosa Erinni.Sì che, serbando a lui qualch'altra materia, ecco a voi presento questo numero de dialogi, li quali certamente saranno cossì buoni o tristi, preggiati o indegni, eccellenti o vili, dotti o ignoranti, alti o bassi, profittevoli o disutili, fertili o sterili, gravi o dissoluti, religiosi o profani, come di quei, nelle mani de quali potran venire, altri son de l'una, altri de l'altra contraria maniera. E perché il numero de stolti e perversi è incomparabilmente più grande che de sapienti e giusti, aviene che, se voglio remirare alla gloria o altri frutti che parturisce la moltitudine de voci, tanto manca ch'io debba sperar lieto successo del mio studio e lavoro, che più tosto ho da aspettar materia de discontentezza, e da stimar molto meglior il silenzio ch'il parlare. Ma, se fo conto de l'occhio de l'eterna veritade, a cui le cose son tanto più preciose ed illustri, quanto talvolta non solo son da più pochi conosciute, cercate e possedute, ma, ed oltre, tenute a vile, biasimate, perseguitate; accade ch'io tanto più mi forze a fendere il corso de l'impetuoso torrente, quanto gli veggio maggior vigore aggionto dal turbido, profondo e clivoso varco. Cossì dunque lasciaremo la moltitudine ridersi, scherzare, burlare e vagheggiarsi su la superficie de mimici, comici ed istrionici Sileni, sotto gli quali sta ricoperto, ascoso e sicuro il tesoro della bontade e veritade, come, per il contrario, si trovano più che molti, che sotto il severo ciglio, volto sommesso, prolissa barba e toga maestrale e grave, studiosamente a danno universale conchiudeno l'ignoranza non men vile che boriosa, e non manco perniciosa che celebrata ribaldaria.Qua molti, che per sua bontà e dottrina non possono vendersi per dotti e buoni, facilmente potranno farse innanzi, mostrando quanto noi siamo ignoranti e viziosi. Ma sa Dio, conosce la verità infallibile che, come tal sorte d'uomini son stolti, perversi e scelerati, cossì io in miei pensieri, paroli e gesti non so, non ho, non pretendo altro, che sincerità, simplicità, verità. Talmente sarà giudicato dove l'opre ed effetti eroici non saran creduti frutti de nessun valore e vani; dove non è giudicata somma sapienza il credere senza discrezione; dove si distingueno le imposture de gli uomini da gli consegli divini; dove non è giudicato atto di religione e pietà sopraumana il pervertere la legge naturale; dove la studiosa contemplazione non è pazzia; dove ne l'avara possessione non consiste l'onore, in atti di gola la splendidezza, nella moltitudine de servi, qualunque sieno, la riputazione, nel meglio vestire la dignità, nel più avere la grandezza, nelle maraviglie la verità, nella malizia la prudenza, nel tradimento l'accortezza, ne la decepzione la prudenza, nel fengere il saper vivere, nel furore la fortezza, ne la forza la legge, ne la tirannia la giustizia, ne la violenza il giudicio; e cossì si va discorrendo per tutto.
(to be continued...)

giovedì

Un amore antico


Un amore antico eppure molto moderno: ne abbiamo lette di storie d'amore esemplari e tormentate, come "Giulietta e Romeo" di Shakespeare o "I Promessi Sposi" del Manzoni. Forse non tutti conoscono Catullo, nè il suo amore per Lesbia. Vi propongo qui questa lettura, non perchè questo carme sia il più bello, piuttosto perchè mi piacerebbe sapere la vostra sul suo finale. Leggetelo attentamente.


Catullo, Carme 72


Una volta dicevi che facevi l'amore solo con Catullo,
Lesbia, e che al posto mio non avresti voluto abbracciare neppure Giove.
Ti amai, allora, non tanto come il volgo ama un'amante,
ma come un padre ama i figli e i generi.
Adesso ti ho conosciuta:
perciò, anche se brucio più violentemente,
tu sei per me molto più vile e spregevole.
"Com'è possibile?", dici.
Perché un'offesa del genere
costringe un amante ad amare di più,
ma a voler bene di meno.

martedì

Lettere dal passato


Da oggi, periodicamente, presenteremo brani dalle lettere più celebri della storia. Per prima proponiamo un estratto dalla missiva di Seneca alla madre Elvia: una lettera toccante che, come usuale nella metodica senechiana, cerca di edificare moralmente, additando allo studio l'unica strada da seguire per fortificare il proprio animo contro gli attacchi della fortuna. Teneri sono poi i rimandi ai figli e ai nipotini, tremendamente commoventi quelle carezze consolatorie per una madre in lacrime a causa della lontananza del figlio, e consolatorie come non mai quelle domande che da vacillanti -quali i primi interrogativi- diventano alla fine più ammiccanti, quasi un'esortazione da seguire.

«Dirai, mamma carissima: “Dunque sono priva del
mio figlio più caro, non posso godere dei suoi abbracci,
della sua vista, delle sue parole. Dov'è la creatura la cui presenza
rischiarava il mio volto, che mi faceva dimenticare
tutte le mie pene? Dove i discorsi, di cui ero insaziabile?
Dove quel tuo corrermi intorno? Dove, alla vista della
mamma, quell'allegria infantile?” Mettici anche i luoghi
dove abbiamo gioito e vissuto insieme, e i ricordi dei nostri
ultimi incontri, inevitabili punti di nuovo dolore. Ma quanto
più dura è la prova tanto più devi fare appello alla tua forza
morale e affrontare con maggior energia un nemico ben noto
e già più volte vinto. Questa non è la prima ferita che fa sanguinare
il tuo corpo: c'erano già cicatrici dove sei stata colpita.
So bene che non dipende da noi e che nessun sentimento
è in nostro potere, specialmente quello che nasce dal dolore:
perché è ostinato e ribelle ad ogni rimedio. Vorremmo a
volte soffocarlo e inghiottire i lamenti, ma la falsa calma del
viso si riga di lacrime. Cerchiamo a volte di non pensarci
assistendo a giochi ma fra gli spettacoli che ci distraggono
si fa sentire sempre una lieve fitta di dolore. Perciò è meglio
vincerlo che ingannarlo. Voglio perciò mostrarti quali motivi
hai di conforto. Pensa ai miei fratelli: finchè stan bene non
hai il diritto di accusare la fortuna. Entrambi ti hanno dato
soddisfazioni per motivi opposti: uno ha fatto carriera con la
sua attività, l'altro da saggio vi ha rinunziato. Conosco i più
segreti moventi dei miei fratelli: uno coltiva gli onori solo
per darti lustro, l'altro ha scelto una vita tranquilla e appartata
solo per dedicarsi a te. È un dono della fortuna aver
fatto dei tuoi figli il tuo sostegno e il tuo sollievo: puoi godere
della protezione dell'uno, del tempo libero dell'altro.
Faranno a gara per servirti e all'assenza di un figlio supplirà
l'affetto degli altri due. Posso rischiare una promessa: ti
mancherà solo il numero. Rivolgi poi il pensiero ai nipoti: a
Marco, un amore di bimbo. Quando c'è lui nessuna tristezza
può durare; non c'è afflizione grande o recente che resista
alle sue moine. Quali lacrime non asciugherebbe la sua allegria?
Quale cuore stretto dall'angoscia non si aprirebbe alle
sue monellerie? Chi non giocherebbe con lui? Chi non distrarrebbe
dai suoi pensieri quel cicaleccio che non stanca
mai? Si esaurisca in me tutta la crudeltà del destino: su me
passi ogni dolore destinato alla madre, ogni dolore destinato
alla nonna. Gli altri miei cari siano risparmiati: non mi
lamenterò del figlio perduto, né della mia condizione, pur di
essere il capro espiatorio della mia famiglia, che non abbia
più a soffrire di niente».

venerdì

Quarto turno


La più hot: BAR RAFAELI







Il quarto turno del campionato delle bellissime vede come protagoniste:

Vida Guerra

Elena Santarelli

Jessica Alba



Tra i vostri mille pensieri, e le infinite parole che vorreste scrivere, esprimete una preferenza: ogni commento varrà un punto.

mercoledì

siamo governati da drogati o da pusher?



Le Iene da ieri hanno sconvolto l'Italia con la loro rivelazione sulla droga in Parlamento: secca la risposta del Garante della Privacy che ha bloccato il servizio, il quale sarebbe dovuto andare in onda proprio ieri sera. In diretta i ragazzi si sono difesi dicendo a chiara voce che i loro servizi non hanno mai leso la privacy di nessun protagonista dei loro scoop: per dimostrare ciò hanno riproposto un servizio che incastrava un ladro di motorini e un altro -peraltro simile al servizio bloccato- sulle droghe in discoteca.
Questi i risultati dell'inchiesta delle Iene: un onorevole su tre fa uso di stupefacenti, prevalentemente cannabis ma anche cocaina.
Il test, eseguito con uno stratagemma, è il drug wipe, un tampone frontale che, spiega Davide Parenti, capo autore delle Iene, «ha una percentuale di infallibilità del 100%». Il 32% degli «intervistati» è risultato positivo: di questo il 24% (12 persone) alla cannabis, e l'8% (4 persone) alla cocaina.
Sentiamo alcune dichiarazioni di politici:
"La privacy va rispettata ma anche il diritto di informazione" ha detto il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.
Alessandra Mussolini: "Siamo al regime: la censura su un'inchiesta giornalistica è grave a la denuncerò al Parlamento Europeo". E ancora "'Vogliamo sapere chi tra i rappresentanti del popolo usa droga, come e da chi la compra ma soprattutto se la vende: ci manca solo l'onorevole pusher".
Franco Grillini: "Io lancio una sfida a Le Iene e ad Italia Uno, chiedendo di trasmettere la mia intervista senza camuffare la mia voce o il mio volto. Io non ho niente da nascondere".
"Rispetto molto il garante, ma chiedo di liberare e dissequestrare le Iene" afferma Capezzone, che aggiunge: "La privacy vale, ma la libertà di informazione vale anche di più. Dico no alla censura".
Insomma, ci chiediamo tutti: ma siamo governati da drogati? O, ancor peggio, tra tutti questi falsi retori e demagoghi che fanno uso di eloquenti arzigogoli di parole durante i comizi o gli interventi pubblici su tematiche spinose, facendo loro stessi quello che dicono di combattere, ci sarà -alla fine- tra le loro file, perfino qualche pusher?
Parole, parole, parole...Dove siamo andati a finire...

lunedì

Il suono dell'universo


Ascolta il suono del Big Bang: è il suono dell'universo che nasce.
E' questa la musica celestiale di cui parlava Pitagora?

http://www.repubblica.it/scienza_e_tecnologia/index.html

http://www.repubblica.it/2006/10/sezioni/scienza_e_tecnologia/suono-big-bang/suono-big-bang/suono-big-bang.html

Convivenza



Pensieri.

Mi fanno ridere alcune affermazioni inerenti la disputa dell'integrazione dei popoli immigrati nel nostro paese, e in special modo la questione del velo per le donne musulmane.
L'occasione è proposta dalle dichiarazioni dell'ex ministro degli Esteri britannico, Kack Straw proprio riguardo al velo: "Dobbiamo difendere la libertà d'espressione".
Ma come si può essere così miopi?
Innanzitutto la libertà di espressione è garantita non a posteriori, ma a priori. Che significa? In poche parole si garantisce la libertà di espressione quando la persona è conscia della sua decisione e la comunità tutela la sua possibilità e il suo diritto di esprimere le sue convinzioni, indipendentemente da tutto ciò che la circonda, in primis la stessa comunità di appartenenza. Certo, a detta di qualcuno, una cosa del genere non si vede realizzata pienamente nemmeno in quelle comunità occidentali dette "libere": ma il nucleo del problema sta proprio qui. La libertà di espressione è un derivato di un ideale di libertà più vasto e generale, il quale abbraccia tutto ciò che è legato all'idea di essere umano. Ovvero non è uno Stato che deve difendere la libertà di espressione di una persona, è invece la persona che deve esercitare il diritto della sua libertà di espressione. Lo Stato si deve limitare a garantire e a far rispettare il diritto alla Libertà. Questo implica una presa di coscienza di un cittadino tale che egli debba in primis esercitare, mettere in pratica i suoi diritti, quindi conoscerli e rispettarli, educando la sua visione alla libertà.
Se invece dalla politica si alzano cori in difesa di una libertà di espressione che rimane solo sulla carta, allora non è lecito lamentarsi se le comunità immigrate di minoranza manterranno inalterati i loro usi e costumi, purtroppo a volte restrittivi per certe categorie, come le donne.
La libertà è una cosa seria, è una conquista fatta in prima persona, è un percorso che parte dalla conoscenza, dal dialogo, dal confronto, dalla razionalità e dalla comunicazione, prima che dal rispetto. Non è possibile nè ammissibile che si inneggi al dialogo senza stabilire prima qual'è il terreno di confronto, qual' è cioè l'essenza unica che appartiene a tutti gli esseri umani, al di là delle religioni e delle provenienze culturali.
Premesso ciò l'affermazione del ministro Frattini: "Vorrei sentire le stesse donne musulmane affermare: prima siamo europee e poi islamiche. Vorrei vedere i moderati dell'Islam guidare le proprie comunità verso l'integrazione", appare sì ragionevole, ma in sostanza manchevole di basi solide, proprio perchè è impensabile che accada ciò, dal momento che non si è fatto altro fino ad ora che aprire un lembo di terreno all'interno della comunità europea nel quale si permette a comunità estranee di esercitare liberamente la loro appartenenza ad un altro gruppo sociale: cioè si chiamano questi gruppi "liberi" perchè sono in uno Stato Libero, ma non sono liberi perchè hanno coscienza e quindi partecipano della libertà di cui parla uno stato. Questo anche a causa di una retorica ignorante che riesce solo a scegliere tra modelli di integrazione, l'assimilazione e il multiculturalismo, invece di scendere apertamente in campo in un dialogo di convinvenza incentrato sulla Libertà.

sabato

Risolvi l'enigma!


Forse tra tutti voi, ci sarà qualche appassionato di enigmi... ebbene, ho pensato di inserire qualche giochino per la mente....

Enigma:

Dov'è l'enigma?

Bravo, proprio qui sotto!

Terzo Turno





Eccovi il Terzo Turno del Campionato delle Bellissime:

a sfidarsi
Juliana Moreira, la valletta di Cultura Moderna
Ainett Stephens, la pantera nera
Melissa Satta, Velina di Striscia la Notizia


Come sempre una vostra perferenza vale un punto.

mercoledì

Sms




Sms: "Messaggio per i comunisti"

"Messaggio per i comunisti: Ora che il tuo governo ha mandato i soldati in Libano, ora che sta per tagliarti le pensioni, ora che ti obbligherà a pagare con assegni, ora che ha liberato ladri, assassini e truffatori, ora che stabilirà per legge il periodo delle tue ferie, ora che aumenterà le tasse, toglierà fondi ai comuni... Ammettilo: inizi a sentirti un po' coglione? Beh, qualcuno ti aveva avvertito..."



Ecco l'sms che sta spopolando in rete...

martedì

Giovanni Falcone



Giovanni Falcone: l'uomo che sfidò Cosa Nostra.

Dopo che la serie tv in due puntate, ispirata al libro «Storia di Giovanni Falcone» di Francesco La Licata (Feltrinelli), intitolata e dedicata alla vita di Giovanni Falcone, con Massimo Dapporto ed Elena Sofia Ricci protagonisti, per la regia dei fratelli Antonio e Andrea Frazzi, rischiava di non andare in onda, dobbiamo per forza di cose, fare un bel sospiro di sollievo e complimentarci per chi si opposto a questa ridicola censura. Sì, perchè era stato presentato il ricorso, con procedura d'urgenza (art.700) di un magistrato, Vincenzo Geraci, ex collega a Palermo di Giovanni Falcone e da molti anni residente a Roma, perchè fosse bloccato il film, a suo avviso denigratorio nei suoi confronti: si sente infatti diffamato da un personaggio, il giudice Rosario Lo Monaco (figura inventata ed interpretata da Carlo Cartier) antagonista di Falcone nella fiction, in cui egli si riconoscerebbe.
Pronta fu la replica del produttore della fiction, Carlo Degli Esposti:
«Aspetto con fiducia la decisione del Tribunale. La correttezza della mia casa di produzione Palomar è fuori discussione, basta ricordare le nostre precedenti fiction su Perlasca, Cefalonia, Bartali, Montalbano, solo per citarne alcune. Spero vivamente che la sentenza non blocchi questo lavoro, in cui abbiamo voluto ricostruire la vera avventura umana di un grande uomo, soprattutto un uomo scomodo e pericoloso per la criminalità».
Per fortuna tutto è finito per il meglio: "Altrimenti Giovanni Falcone rischierebbe di essere ucciso per la seconda volta".
E ieri sera tutti abbiamo potuto rivivere l'esperienza personale di un giudice che, insieme all'amico Paolo Borsellino, sono diventati eroi del nostro tempo. Commoventi poi sono state le immagini dei funerali delle vittime della strage di Capaci, procedimento adattato anche nella fiction realizzata per Mediaset su Paolo Borsellino. E grande l'interpretazione di Massimo Dapporto come di Elena Sofia Ricci, che ci hanno restituito il volto più umano dei personaggi: non possiamo non ricordare l'immagine finale con cui si è chiusa lo sceneggiato: poco prima dello schianto le due mani di Giovanni e Francesca, unite.
Che restino impresse in tutti noi le parole di del Presidente degli Stati Uniti Kennedy, tanto amate da Falcone: "Un uomo fa ciò che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. In questo consiste la dignità umana".

lunedì

Secondo turno




Il secondo turno del campionato delle bellissime vede come protagoniste:

Adriana Lima,
Giorgia Palmas
Thais Souza Wiggers



Come sempre, la vostra preferenza vale un punto per la concorrente...

Domenico Palumbo


Intervista a Domenico Palumbo, autore di "Parole d'amore".
Siamo di nuovo qui, dopo che qualche anno fa abbiamo incontrato l'autore per un'intervista al suo primo lavoro, "Una lettera dal passato": ora siamo tornati, benchè il genere non sia il medesimo, ad intervistare Domenico Palumbo su un tema ostico per natura, e ancor di più se pensiamo che a trattarlo è stato un uomo. Parliamo di poesia, dopo un racconto 'giallo' e perciò la prima domanda è d'obbligo:
- Perchè pubblicare un libro di poesia dopo un giallo?
- Essenzialmente non riesco a darmi una spiegazione, anche perchè qualsiasi cosa direi sarebbe certamente incompleta. Seguo quella che è la mia ricerca espressiva, e non posso nascondere che molte delle tappe di questo cammino sono state caratterizzate da immagini, pensieri, versi, di volta in volta annotati sui più svariati supporti, cartacei e non. Alla fine mi sono accorto che si poteva raccogliere tutto in un libro di poesie dedicate all'amore.
- è significativo che oggi, malgrado tutte le accuse alle nuove generazioni, c'è ancora voglia di parlare di amore. che cos'è l'amore per te?
- A proposito delle accuse che vengono rivolte ai giovani, specialmente quella dell'assenza dei valori a cui anche questa sua domanda allude, mi piace ricordare le parole di Fabrizio De Andrè che ammoniva quanti sostenevano che i giovani non avessero valori, facendo notare loro che i giovani i valori li hanno, solo che sono diversi da quelli della generazione precedente, ed è per questo, solo perchè non sono ancora storicizzati, che non si riescono del tutto a cogliere, e si finisce molto spesso con l'immaginarsi che noi - i giovani - coltiviamo le più abiette scelleratezze. Ma certamente con il mio libricino di poesie non voglio assolutamente immaginare di rispondere a costoro, o ergermi a paladino della moralità dei giovani. Semplicemente ho voluto raccontare l'amore per come lo vedo io, per come lo sento. Ed è ovvia dunque la risposta alla seconda domanda: l'amore è qualcosa a cui non bastano le parole.
- Può spiegarci meglio questo concetto dell'amore, visto che nel libro, se mi permetti, sono scritte poesie che parlano più degli effetti dell'amore, dalla gioia alla sofferenza, dalla complicità all'addio. Cosa è l'amore per te?
- Non vorrei fare la scortesia di ridere in faccia a quant,i seduti tra coloro che accusano i giovani, ora si alzerebbero cercando di contraddirmi: ho 27 anni e ho conosciuto l'amore. Nelle svariate forme che si presenta nella vita delle persone: dall'amore verso la propria famiglia, a quello platonico delle prime cotte, a quello stilnovista del primo amore, a quello boccaccesco degli altri. L'amore fa parte della vita dell'uomo, ma se ti chiedono che cos'è l'amore, finisci con il fare la fine di S.Agostino che, interrogatosi su che cos'è il tempo non sapeva trovare una risposta, benchè riuscisse con facilità a individuarlo nella successione delle ore. L'amore è un universo di specchi, ogni volta assume ombre e caratteristiche che mandano in tilt la ragione: non sai mai cosa è giusto fare, quando farla e come reagire alle cose. Non c'è verso di trovare una direzione nel labirinto dell'amore. ed è straordinario sentire come dentro ognuno di voi v'è chiara una sola constatazione, che  a qualsiasi parola tentassimo di aggrapparci, per trovarvi una direzione, un suggerimento, una consolazione, ci sembrerebbe troppo poco. Avvertiamo un senso di inadeguatezza se dobbiamo descrivere ciò che amiamo: facciamo un esempio, un caso pratico. Amo una donna: posso usare tutte le parole che conosco per cercare di mettere su carta il sentimento che m'assale al solo pensarla: comunque mi sembrerebbero troppo poco. Con l'amore vale ciò che i medioevali trovavano nelle caratteristiche del male, e cioè l'assenza di limite. La tua vita non ti basta per dire alla tua amata che l'ami. Ecco perchè ti senti di darle la tua vita, quando le prometti amore eterno, o ti senti ferito a morte, quando la storia finisce. Perchè l'amore è qualcosa che va oltre.
- In questo concetto è racchiuso il titolo del tuo libro?
 - Esattamente. L'amore ha bisogno delle nostre parole per potersi esprimere. E queste sono le mie parole per raccontare ciò che ho sentito io quando m'ha fato visita Amore.
- è importante per un poeta la propria musa ispiratrice?
- Io penso di sì. è come una guida. Ti fa rialzare quando la stanchezza, la delusione, il malumore, l'incertezza ti assalgono. è perchè non vuoi deluderla che allora ti dai da fare, e che cerchi il modo di terminare quello che ti sei proposto. Molto spesso, quando siamo in ansia, ci fa bene cercare di immaginare una guida, una persona saggia, senza darci peso per rappresentarcela in determinate fattezze: a qualcuno allora apparirà come un vecchio, ad altri come un santone, ad altri come un elemento della natura, come il sole. è connaturato nel nostro animo cercare di fronteggiare una crisi affidandoci nelle braccia di qualcuno: non lo fanno anche i bambini quando corrono dalla madre? Gli basta anche solo toccare un lembo della gonna, per trovare subito conforto, protezione, calore. A volte invece può capitare che il tuo pensiero si rivolge alla musa perchè vuole più autorevolezza per conquistare una donna. Nessuno ha bisogno della poesia per conquistare una donna: eppure la poesia non ti fa essere banale. E questo secondo me, è una cosa importante per un rapporto d'amore, il non essere mai banali.
- Che cos'è la poesia per un giovane di oggi?
- Non so cosa sia la poesia per un giovane di oggi, perchè non so se sia sempre stato chiaro cosa è la poesia per i giovani di ieri. Mi sono fatto un'idea più o meno: la poesia è la metafora di qualcosa. Cosa sia questo qualcosa, cosa sia quello che cerchiamo, è l'avventura della vita di ognuno di noi.
- Ultima domanda: qual'è la poesia che ti piace di più, quella che consigli al tuo lettore di leggere per prima?
- Non lo so proprio. Raccomando solo di lasciar parlare il testo. Una poesia, concentrandosi tutto in se stessa, in un unicum di musicalità, di drammaticità, di significati, non si riesce a diluire in una spiegazione che ne abbracci genesi, trama e fine; cosicché alle poesie si addice più essere assaporate - meglio- essere vissute, essere sperimentate, che essere raccontate. è quello che vorrei che i miei lettori facessero: lasciarsi sballottare dalle parole.
Domenico Palumbo ne è certo: la poesia toglie all’animo del poeta il peso del mondo e restituisce al lettore la leggerezza dell’intimità, della speranza, e quindi dei sogni. E in effetti leggendo il libro sembra quasi di essere cullati da una dolce melodia che scandisce i versi, ora teneri e soffici come carezze, ora brevi e spietati come dardi. Anche quando deve parlare dell’amore. Perché a sentire l’autore, l’Amore è una cosa seria, che esige lealtà prima che sincerità, coraggio prima che abbandono, verità prima che follie. È così che la poesia diventa omaggio alla donna – che è il mondo tutto, che è una in particolare, che è la più bella di tutte - e l’amore verso di lei l’unica possibilità che ha l’uomo di ritornare nel nido caldo della pancia della mamma. Forse è vero, perché solo così si spiega come, a dispetto del dolore, si torna sempre ad amare.

A.G.