venerdì


Quel primo momento, quel momento preciso quando i miei occhi incontrarono i tuoi. Me lo ricordo ancora. Quando entrasti, con la tua gonna di jeans e ti vidi così bella, così immensa, così irragiungibile passarmi accanto, i tuoi capelli sciolti, le tue labbra truccate, camminare a qualche metro da me. Mi dissi solo: "No, tu no" rispondendomi chissà a cosa, forse solo ad un misterioso istinto che mi imponeva di vederti diversa, alta sopra tutte le cose, e sopra tutti. Mi dissi "no" anche al mio desiderio di continuare a guardarti, di seguirti con lo sguardo, di capire se ci fosse una parte più bella delle altre. Mi dissi "no" ancora una volta, quando si affacciò nella mia testa il pensiero di salutarti, di parlarti, di dirti quanto eri bella. Abbassai lo sguardo, vergognandomi come se avessi fatto un peccato. Puoi immaginare quando ti sedesti di fronte a me: ricordo che il mio istinto fu di alzarmi e andare via, scappando da te, dai tuoi occhi così blu come non avevo mai visto, dal tuo sguardo così profondo, come avevo sempre immaginato in una donna. è stata l'unica volta nella mia vita in cui mi sono sentito piccolo. Cercavo di sbirciarti, nascondendomi dietro ad un monitor, con la speranza di non essere visto da te, di non essere preso in giro; e li vidi quegli occhi, perdersi in uno sguardo, in un punto in alto e chiudersi in sè: apristi leggermente le labbra, come chi è affascinato da una visione. E toccai con mano la curiosità di sapere se veramente eri in grado di vedere l'invisibile, se veramente riuscivi a vedere cose che io non riuscivo nè a sentire nè a percepire. Ti accorgesti di me, apristi tutti gli occhioni su di me, come i bambini che vengono sorpresi con le mani nella marmellata; e mi rapisti. Mi rapì la tua bellezza, mi rapì il tuo essere lì, mi rapì tutto quello che preannunciavi: sorridesti, ma il più bel sorriso me l'hai donato mesi dopo... 

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